giovedì 6 agosto 2015

Once you go Haggis... 7 giorni in giro per la Scozia

E alla fine ci sono andata in Scozia. Con la Haggis, un tour operator più o meno low cost, più o meno sostenibile, ma molto molto divertente.

Dopo una traversata epica col Pozzi a bordo di un Megabus Gold ("gold" ahahah) da Londra (23.00) a Edimburgo (7.40) partiamo alla volta di Inverness, dove passeremo la prima notte, su un autobus che promette abbastanza bene:


Il tour è strapieno di cose da fare, il ritmo è serrato e dubito che mi ricorderò tutte le fermate che sono state fatte. Dei momenti "scendi dall'autobus, scatta la foto, risali sull'autobus" non ricordo molto, per cui mi soffermerò solo sulle cose che vale la pena di raccontare.

Una delle prime fermate sulla strada tra Edimburgo e Inverness, dove abbiamo passato la prima notte, era St. Andrews, casa del golf, dei golfisti e dei pazzi per il golf, insomma, diciamo che non è stato facile ignorare che ogni vetrina della città aveva in esposizione mazze, palline e kilt. A parte il fatto che io e il golf non siamo mai stati nella stessa frase, St. Andrews mi è sembrata comunque una città molto carina -- con tanto di castello in rovina e università centenaria.




Nel pomeriggio del primo giorno ci siamo fermati alla distilleria del whisky Tomatin nei pressi di Inverness, dove il giovane Hector ci ha spiegato per filo e per segno i vari passaggi della distillazione del whisky. Siamo finiti nel capannone dove il whisky viene lasciato a decantare, e abbiamo visto una botte del 1967, dal valore inestimabile, e tante altre botti stravecchie. 


Prima di arrivare a Inverness, ci siamo fermati sul campo di battaglia di Culloden (1745, britannici contro giacobiti e francesi) segnato dalle lapidi sotto le quali erano sepolte le vittime dei vari clan scozzesi:


Poi a Inverness siamo stati lasciati liberi di vagare un pochino per procacciare la cena, e ci siamo imbattuti nel castello della città:



E nel fiume e lungo fiume della città: 



Abbiamo passato la serata a Inverness, dopo un giretto al pub locale dal nome impronunciabile (Hootananny) dove suonavano musica live scozzese, e siamo crollati in un ostello che sinceramente ho rimosso dalla memoria.

Il secondo giorno dovevamo andare alle Orcadi, ma prima ci siamo fermati per qualche foto alle bellissime scogliere di "inserire nome topografico scozzese" con il mio pal-mate-Mattia:

Il traghetto l'abbiamo preso poco lontano da John O'Groats, che si dice che sia il villaggio più a nord della Scozia e che è la meta più odiata dalla nostra guida, Greg (e non ha tutti i torti, visto che il villaggio è fatto da una strada e un parcheggio).



Mentre la prima attrazione archeologica delle Orcadi, la Tomb of Eagles, non mi ha lasciato granché impressionata. Il fatto archeologico in sé è interessante (una tomba dove sono stati ritrovati una sacco di teschi e ossa umane insieme a ossa di aquile... perché le aquile? non si sa), ma il sito è davvero piccolissimo. Per arrivarci c'è una bellissima passeggiata attraverso l'isola più vicina alla Scozia, mentre per entrare a vedere i teschi bisogna gattonare in un tunnel di tre metri per arrivare alla tomba:


Il passaggio da un'isola all'altra delle Orcadi è stato ricco di bei paesaggi e aneddoti storici (con tanto di navi tedesche della IIGM affondate ma ancora visibili a Scapa Flow), ma l'isola più a nord è molto più interessante. A partire dalla città principale, Kirkwall, dove avevamo l'ostello.



Ho trascinato Mattia in giro per la città, cercando di rincorrere il tramonto, nascosto da orribili edifici industriali che su un'isola delle Orcadi c'entrano come gli elogi funebri ai matrimoni. Siamo riusciti più o meno a vederlo, ma nessuna traccia delle lontre promesse dal cartello di cui sotto: 


Il secondo giorno sulle Orcadi (il terzo giorno in tutto) è stato parecchio interessante. Fermata paesaggistica sul luogo più a nord in cui sia mai stata (hence, la maglia dei Led Zeppelin che mi segue in capo al mondo):


Ma il punto più interessante della giornata è tra le bucket list di molti, il Villaggio di Skara Brae. Uno di quei posti da dover visitare almeno una volta nella vita: un villaggio del neolitico perfettamente conservato occupato dal 3100 a.C. e il 2500 a.C.:




Siamo poi passati a un posto fichissimo, il Ring of Brodgar, forse l'attrazione che mi ha colpito di più (oltre all'isola di Skye, ma ne riparliamo dopo), una specie di Stone Henge più antica (2500 a.C. circa). La cosa bella del sito era che al contrario di Stone Henge (dove ti tengono bene alla larga dalle standing stones), puoi avvicinarti, abbracciare o sbaciucchiarti le pietre quanto vuoi (Elena for scale):


Ritornati sulle Highland, abbiamo fatto una fermata attraverso lo spazio-tempo e siamo stati sguinzagliati nella tenuta del castello di Dunrobin, che sembra uscito dal vassoio dei castelli della Loira che giace impolverato nella vetrina di casa mia in attesa che mia mamma prepari le tartine al patè:


In questo castello ho assistito al mio primo spettacolo di falconeria, durante il quale un addestratore ha fatto volare a pochi millimetri dalle nostre teste l'uccello più veloce del mondo, il falco pellegrino. A dire la verità, è stata davvero una figata.

Prima di arrivare a Loch Ness, della quale non ci sono foto perché non c'era niente da vedere, abbiamo fatto la nostra buona azione quotidiana, fermandoci da Trees for Life per fare la nostra parte nella riforestazione della Caledonia:

Un altro favoloso castello -- nel quale però non siamo potuti entrare -- il castello di Eilean, rimarrà nei nostri ricordi visto da lontano sotto un cielo cangiante e accompagnato dal suono di una cornamusa (mancava solo un sandwich all'Haggis e un sorso di Irn Bru, Scotland, duh!)...


La notte che abbiamo passato nell'ostello dei pressi di Loch Ness è stata divertente e triste allo stesso tempo. Per questioni di risparmio (così crediamo), la Haggis fa una cosa un po' antipatica con i gruppi che porta in tour: si permette di cambiarti la guida dopo tre giorni e di accorparti ad altri gruppi già formati e già in tour. Non è stato molto piacevole, anche perché ci eravamo parecchio affezionati a Greg, e non è stato facile integrarsi con quelli del gruppo dell'altro tour -- che ci guardavano un po' dall'alto in basso, ecco. Detto ciò, la serata passata a Morag's Lodge è stata una figata.

Nel minipub dell'ostello un duo di musica tradizionale scozzese ha messo su una sessione di Ceilidh durante la quale ci siamo fatte grasse risate. Poi la musica tradizionale si è trasformata in Sweet Home Alabama e la serata danzante è andata avanti fino alle tre di notte tra i broccolamenti vari (altrui, ovviamente, perché uno degli svantaggi di portarti un amico in giro per il mondo è che la gente dà per scontate un sacco di cose...).


Finalmente siamo arrivati a Skye, ma con un'altra guida - Grant - un altro autista - Jason - e un pullman molto più grande. A parte il fatto che Grant non si sbatteva molto per farci fare gruppo, siamo riusciti lo stesso a goderci (anche se brevemente, molto brevemente) il paesaggio di Skye che, come annunciato dal mio ex collega Max, è semplicemente dell'altro mondo.




Siamo quindi arrivati al penultimo giorno di tour, quello un po' più deludente. Dopo una mattinata praticamente persa ad aspettare l'ora di partenza del traghetto verso la terraferma, il pomeriggio è stato speso a bordo del Jacobite Train (eh sì, non potevo assolutamente farmelo mancare!), il treno a vapore che attraversa le Highlands e che è stato l'Hogwarts Express di Harry Potter:



La sera del sesto giorno abbiamo pernottato a Oban, che non abbiamo praticamente visto se non per un'altra serata danzante allo Skipinnish Ceili House (promozionata allo sfinimento da Grant, ma che in realtà si è rivelata un po' una trappola per turisti... allegri turisti danzanti, ovviamente... però sempre turisti). 

Sulla via del ritorno per Edimburgo, giorno 7, ci siamo fermati a Glen Coe, una vallata stupenda ai piedi del Ben Nevis che ha anche fatto da set per film come Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Skyfall, e Monty Python and the Holy Grail.


L'ultimissima fatica del tour, in cima a una collina che sovrasta la bella città di Stirling, si trovava il monumento a William Wallace, che meritava soprattutto per la visuale sulla città (anche se sicuramente il castello di Stirling sarebbe stato una figata da visitare, ma non era incluso).



Riassumo qui l'itinerario per chi fosse interessato al tour Island Explorer, di 7 giorni, con la Haggis Tour:

Day 1: Edinburgh - St. Andrews - Inverness
Day 2: Inverness - Kirkwall (Orkney Islands)
Day 3: Orkney
Day 4: Orkney - Lochness
Day 5: Isle of Skye
Day 6: Skye - Jacobite Train - Oban
Day 7: Oban - Stirling - Edinburgh

Personalmente raccomando la compagnia per l'atmosfera che si crea con i compagni di viaggio, che mi ha ricordato quella delle gite scolastiche e delle vacanze studio (gente da tutto il mondo, in questo caso principalmente Australia, Canada e NZ; cantare Bohemian Rhapsody sul bus; nottate in discoteca a divertirsi come matti...), ma non dico che la Haggis non abbia i suoi difetti: in particolare lo spirito turistico dietro alla seconda parte del tour, quella con Grant, facilmente riassumibile in "scendi dal bus, scatta la foto, risali sul bus".

Detto ciò, mi sono divertita parecchio, ho conosciuto persone bellissime, ho visto posti stupendi e mi sono presa un raffreddore della miseria, scontato durante i miei ultimi tre giorni di visita a Edimburgo, della quale parlerò nel prossimo post.

Fino ad allora, un altro morso al sandwich all'haggis e un altro sorso di Irn Bru.