venerdì 25 luglio 2014

Fine di un'era :(

Non posso credere che la scuola estiva sia già giunta al termine...

Sono stati giorni intensi, di grande soddisfazione creativa... Quante cose ho fatto in queste settimane? 

Ho scritto dei bei pezzi, non tantissimi, ma dei quali sono parecchio orgogliosa. Cercherò di tradurre il racconto finale e di trasformarlo in 'qualcosa'. 

Poi ho conosciuto tante bellissime persone, Andi, Dani, Beryl, Clara, John, Merinda... Ho un sacco di motivi per andarmene in giro per il mondo, adesso (Come se prima non ne avessi abbastanza!)...

Prima di una bella carrellata di foto, racconto un po' com'è andata la cerimonia di ieri... Cerimonia che in teoria si doveva chiamare "International Summer School Final Event" e che alla fine si è trasformato (NON PER COLPA MIA), in un Elena Traina Talent Show. Jesus, che momenti imbarazzanti.

Con ordine. E' vero, ho chiesto ad Alex (organizzatrice) se potevo suonare un pezzo. Mi sono preparata, ho fatto un bel medley made in UK (link alla versione suonata al Grad Bar: http://tinyurl.com/qy8toms) con Beatles, Led Zeppelin, Who, Pink Floyd & Queen, perché sono una gran figa e me la meno tantissimo. Ma tutto questo è avvenuto DOPO il vero Elena Traina Talent Show. 

Praticamente erano stati indetti due concorsi, il primo per 'foto più bella del campus' e il secondo per 'miglior torta'. Sostanzialmente li ho vinti tutti e due. Mi hanno chiamato sul palco prima per la foto, questa:


Poi sono andata a sedermi. Poi mi hanno richiamato per la miglior torta, il mio tiramisù verde con gli ziggurat e i conigghi:

Foto: I think my cake designer career ends today with this... thing... oh well, I always have my guitar!

Dopo sono tornata a sedermi di nuovo. Hanno chiamato sul palco noi studenti del corso di scrittura creativa, per leggere i nostri pezzi. Io ho letto il brano che ho pubblicato l'altro giorno 'Come essere un espatriato, UK edition'. E' piaciuto molto, soprattutto i riferimenti ai miei coinquilini che giocano a Mahjong e alle persone che si esibiscono in penosi "mamma miiia" quando scoprono che sono italiana. Dopo la foto di gruppo, mi hanno richiamato sul palco per la terza volta per "Outstanding Academic Achievement", ovvero miglior studentessa del corso!

Il direttore del corso di scrittura creativa (Kate non è potuta venire, era a un funerale) mi ha fatto un sacco di complimenti e davvero sono a un passo da fare l'application per l'MA in Creative Writing.  

Sicché alla fine mi sono portata a casa tre borse della UEA con due conigli di peluche (che sono fluffissimi), una penna usb della UEA, una tazza UEA International Summer School e una cornice d'argento con la foto che ha vinto il concorso. Più gli attestati di dovere.



Dopo la mia persistente presenza sul palco siamo usciti a fare un po' di foto sul prato. Poi io sono tornata dentro a prepararmi e ho suonato:



Poi abbiamo cenato, ci siamo scatenati sulla pista da ballo (mentre alcuni di noi già sbroccavano in lacrime, come John, che tenero!) e abbiamo fatto il karaoke.

Alla fine della festa ufficiale, io, John, Clara, Merinda e qualche altro abbiamo portato la Guitarra Verde de la Lujuria e la mia Alvarez alla piazza, dove ci siamo messi a cantare tutti insieme. Merinda si è scoperta un'eccellente suonatrice di kazoo! (Fix you, Someone like you, To be with you, Cough Syrup...)

Dopodiché ci siamo trasferiti all'appartamento di Andi, dove John e Dani hanno fatto i metallari con le mie chitarre, al che l'idea: andiamo a vedere le stelle!! Sìììì...

Ci siamo portati dietro le chitarre, abbiamo fatto una lunga passeggiata nel campus con Dani COMPLETAMENTE ubriaco. Io amo gli spagnoli quando si ubriacano. Altro che inglesi. Dani ha tenuto banco tutta la sera con frasi epiche e le peggio-idee. Si è messo a rincorrere i conigli, a scalare la struttura esterna del Sainsbury Centre, ha attaccato bottone con altri ragazzi (ubriachi pure loro) mentre cenavano per i fatti loro in un residence da tutt'altra parte del campus. Tristemente a fine serata ci siamo dovuti salutare... E questa ovviamente è stata la parte più heartbreaking.

Per tirarmi su il morale, ecco un po' di foto delle persone che hanno partecipato alla Summer School. L'intero gruppo sulle scalinate della piazza:


La mia classe di scrittura creativa:


Merinda (Perth)...

Dani (Madrid)...


Doris (Hong Kong/Canada), John (Filippine/Sydney) & Dani...


Andi (Città del Messico) e Beryl (Zurigo)...



E infine il gruppo di sciagurati a zonzo per il campus alle due di notte... con la Guitarra Verde de la Lujuria!!!



Sono davvero felice di quest'esperienza. Non posso dirmi carica al 100% per le settimane di tesi serrata che mi aspettano, ma presto la mia mente tornerà in modalità studio e lavoro che io lo voglia o no. Questa è stata la migliore 'vacanza' che potessi desiderare quest'anno, e non dimenticherò mai le belle persone che ho incontrato.

martedì 22 luglio 2014

Come essere un espatriato - UK edition

Dunque, non posso pubblicare il lavoro di fine corso per i motivi di cui sopra, però posto molto allegramente il testo che ho scritto per l'evento finale. E' un adattamento del racconto Come essere un espatriato di Peter Ho Davies, alla Traina, of course.

Prendi una laurea in lingue e letterature straniere. Scegli un'università tra quelle ai primi posti per 'esperienza studentesca e vita sociale' nei sondaggi dell'Huffington Post, che casualmente offre un programma di specializzazione che ti interessa. Fai domanda per essere accettata, mentre scrivi un'infinità di email ai tuoi ex professori spiegando cosa sia una lettera di raccomandazione e come mai te ne servano due. Richiedi la sistemazione negli alloggi del campus e aspetta pazientemente in lista d'attesa. Prepara le valigie, domani si va in UK, che tu abbia una casa o no. Magari starai in ostello a Londra per qualche giorno (o settimana), magari riceverai un'email dall'amministrazione con un'offerta di sistemazione nei residence dell'università. Accetta l'offerta.

Arriva alla UEA, lasciati condurre alla tua stanza. Gioisci all'idea di incontrare i tuoi compagni di appartamento, e immagina feste e cene con studenti da tutto il mondo. Abituati ai tuoi coinquilini che fanno casino giocando a Mahjong in cucina mentre tu guardi Dr Who da sola nella tua stanza per 'migliorare l'accento'. Impara il cinese mandarino tuo malgrado.

Va' in città per esplorare il centro e rimani invischiata in un colloquio di gruppo nel quale ti viene richiesto di rappresentare te stessa usando della plastilina. Spiega al tuo futuro capo che quelli che qui chiamano 'precedenti penali', in Italia conta come 'esperienza lavorativa'. Ottieni il posto e assapora le gioie di un lavoro da commessa sotto Natale. Impara a essere comprensiva con i clienti che disapprovano il tuo accento e che sono ancora più confusi quando ti giustifichi spiegando che sei italiana. 

Sorridi sempre, anche se alle volte puoi lasciare che qualche parte di te muoia in silenzio quando ti dicono cose come "mamma mia!" e "ma che cazzo dici?", facendo questo con le mani. Chiedi loro di rimettersi le mani in tasca, dove dovrebbero stare, per cortesia. Non provare nemmeno a spiegare che iu du not tolca laic dis (tu no, Matteo Renzi sì). Fa' notare che non è colpa tua se il tuo accento è tutto scombinato, d'altronde hai vissuto a cavallo di due ere diversissime nella storia dell'insegnamento e apprendimento della lingua inglese. La prima che annoverava personaggi di 'finzione educativa' come Susy, Mark, Paul e Katy, che inspiegabilmente si recavano in discoteca tutti i sabato sera nonostante avessero solo dodici anni. La seconda con protagonisti di tutt'altro livello, come Charlie l'unicorno, Jake il cane e Finn l'avventuriero, ai quali devi la maggior parte del tuo vocabolario, ristretto e limitato, ma senza dubbio versatile e sufficiente a tirare avanti.

Prometti a te stessa che proverai a fare amicizia con più persone locali possibile, ma per qualche ragione che ancora non comprendi ti ritrovi circondata di spagnoli o gente che parla spagnolo per sport. Chiama i tuoi genitori di tanto in tanto e renditi conto che quando hai lasciato l'Italia parlavi correttamente tre lingue, italiano, spagnolo e inglese, mentre dopo sei mesi in Inghilterra non ne parli nessuna delle tre. Ricorri all'uso di mani e braccia per sopperire al vocabolario mancante, e ricordati che a telefono è difficile che i tuoi genitori ti vedano mentre fai questo.

Racconta a mamma e papà del Master e della scuola estiva di scrittura creativa che hai deciso di frequentare mentre dovresti scrivere la tesi. Frequenta la scuola di scrittura con ottimi risultati e scopri che scrivere in inglese è meno difficile di quanto ti aspettassi, e sicuramente molto più divertente. Scrivi di te, di persone che conosci, ma anche di cose delle quali non avrei mai pensato di scrivere. Porta con te un diario, e scarabocchia le tue osservazioni, che volendo potrebbero essere adattate in 'cinguettii', se non raggiungessero livelli di idiozia all'altezza della voce #4 del 7 luglio 2014:

Chissà perché l'origano inglese galleggia nell'olio d'oliva, al posto di affondare come fa quello italiano.

Quando non stai scrivendo, divertiti a essere molestata da studenti ossessionati con il punting a Cambridge (un modo figo per dire 'gondole') e gironzola tra i college di Oxford, chiedendoti come faccia certa gente a dire che sono meglio della UEA. Cambia un paio di turni al lavoro per andare in gita a Londra con i tuoi compagni, dove cadrai così in basso da ascoltare con il tuo amico John Standing on top of the world dei Van Halen mentre sei sul London Eye.

Divertiti tanto, ma non dimenticare che si tratta di un corso di scrittura e che dovrai leggere qualcosa all'evento finale della scuola estiva, durante il quale probabilmente ti esibirai dopo aver pregato in ginocchio Alex, una delle organizzatrici, senza alcuna vergogna.

Visto che non puoi startene qui sul palco tutta la sera a raccontare i fatti tuoi a mezzo mondo, vedi di farci il favore di arrivare a una conclusione che Kate possa definire 'organica, logica, coerente'.

Concludi questo brano di eccezionale prosa, un esempio perfetto di plagio che, tra le altre cose, è uno dei peccati mortali degli aspiranti scrittori che studiano alla UEA. Sorridi e saluta i tuoi compagni e la tua insegnante, e lascia il palco senza ulteriori spiegazioni.

Ricorda di ringraziare prima di andartene.

Grazie e buona serata. 


PS: 'Questo' è questo...

mercoledì 16 luglio 2014

In gita a Oxford

Be', Oxford è davvero bella. C'è poco da aggiungere. 

Come Cambridge, non penso che mi piacerebbe viverci e studiarci, entrambe sono città mooolto più turistiche e più sfarzose di Norwich. Non mi stupisce che tutti i figli dell'élite più posh della terra di Albione studino a Oxbridge. 

Però, però, Oxford mi ha preso molto di più di Cambridge. Un po' perché sono una venduta e appena sento 'Tolkien' e 'Harry Potter' non capisco più niente; un po' perché a Cambridge in fondo non ho visto una mazza perché tutti gli ingressi alle università si pagavano.

Dopo tre ore estenuanti di minibus, ci siamo fermati in una sala da tè, dove abbiamo fatto il Mad Hatter Tea Party, ovvero un nome poshissimo per dire 'beviamo il tè con qualche tramezzino e fetta di torta e poi paghiamo nove sterline a testa'. 


Dopodiché abbiamo seguito una guida in giro per la città. Siamo passati per tutti i posti 'must': tutte le location dove sono state filmate alcune scene dei film di Harry Potter (l'ingresso, alcuni corridoi, la scalinata, il refettorio), e tutti i luoghi che hanno ispirato Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, la trilogia Queste oscure materie (La Bussola d'Oro) di Philip Pullman, e Le Cronache di Narnia di C. S. Lewis.

Uno dei college principali (Christchurch):



I tavoli del refettorio di Harry Potter. Sono i tavoli dove gli studenti di Oxford attualmente fanno colazione e pranzo.




Siamo andati anche a mangiare all'Eagle and Child, il pub dove si riuniva il circolo letterario noto come 'gli Inklings', del quale facevano parte Tolkien e C. S. Lewis. 



Se non avessi avuto la pressione e il morale a terra e i miei compagni di viaggio non fossero stati tutto il tempo a farsi i cazzi loro al cellulare la gita mi sarebbe piaciuta di più. 

Però ho comprato un kazoo e delle stampe delle illustrazioni di Quentin Blake tratte da Matilda, Danny il campione del mondo e Il GGG di Roald Dahl, che amo alla follia:


"Quel che ogni bambino vuole e gli spetta è un papà che fa scintille."
(E che di notte va a cacciare di frodo nelle foreste altrui, ma va be'!)

domenica 13 luglio 2014

Day 10

Protagonista della ultima lezione 'tematica' del corso (d'ora in poi ci sono un sacco di ore di self study e un tutorial con l'insegnante) sono state le tecniche di straniamento.

Principalmente la metafora, abbiamo letto dei testi di Tom Robbins, che è un autore che non mi sento né di raccomandare né di sconsigliare. Posso dire con tutta sincerità di non aver mai letto delle metafore così strane in vita mia, eppure non mi va di elogiare una qualità letteraria che resta (tolte le metafore) abbastanza nella norma. Comunque, a fare metafore, Tom Robbins è un genio.

"Piovevano urla. Pioveva freddezza. Pioveva plasma. Pioveva disordine."

Difficile fare molto più di così. Comunque, ci abbiamo provato lo stesso. Abbiamo lavorato su cosa rende un testo strano, indimenticabile, e abbiamo cercato di cancellare dalla nostra mente le 'similitudini cliché'. 

Classiche collocazioni che fuoriescono naturalmente dalla penna ma che vanno evitate come la peste ('evitare come la peste', eccone una).

Freddo come il ghiaccio
Bianco come la neve
Vecchio come il tempo
Furbo come una volpe
Buono come il pane

(Falso come il peccato) la metto tra parentesi perché a me piace.

Dunque, stilata una lista di 'vecchio come...', 'furbo come...', etc. con i corrispettivi cliché nella lingua inglese (furbo come una volpe, e ok, ma duro come i chiodi? facile come una torta?) e li abbiamo sostituiti con metafore di nostra invenzione.

Ecco la mia lista. (Che doveva essere dedicata a una persona che non ci piace particolarmente)

Tu sei...
fredda come gli avanzi di Natale a Capodanno,
bianca come la punta di un brufolo che muori dalla voglia di schiacciare
dura come un tozzo di pane con troppo lievito
vecchia come MSN Messenger, e altrettanto fastidiosa
furba come le vecchiette che fingono di avere l'Alzheimer quando vengono beccate a taccheggiare
facile come una cheerleader che solo una cosa sa fare
ottusa come il cemento degli edifici della UEA (in originale 'thick as a brick')
silenziosa come un Blockbuster dal 2009
cieca come un vicolo nel quale si smercia eroina e si abbandonano i cadaveri.

Poi abbiamo lavorato sugli Esercizi di stile di Queneau, che ho già avuto il piacere di incontrare in precedenza durante il master. Queneau ha scritto 99 variazioni sullo stesso minianeddoto. Un aneddoto raccontato 99 volte, cambiando prospettiva, narratore, figure retoriche adoperate, allitterazioni... etc.

Abbiamo fatto lo stesso con una delle nostre voci dell'observation journal

Non la riporto perché mi servirà per il compito finale, che non potrei pubblicare sul blog per motivi di copyright.

Dunque, la consegna finale sarà un racconto di 1500 parole (cinque pagine) e un insieme di poesie per un totale di circa 100 versi (che, a meno che non scriva haiku, sono tantissimi).

Io ho lavorato ieri al racconto e tutta la settimana alle poesie. Delle poesie sono abbastanza soddisfatta, ho fatto una raccolta intitolata [encounters], divisa in tre parti - persone, oggetti, luoghi. Ogni parte contiene sei poesie, la prima parte è scritta in cinquains, la seconda in triplets, e la terza è una corona epica di sonetti (da dieci versi, in pentametro iambico). Le prime sei poesie sono dedicate a persone che ho trovato particolarmente interessanti, la seconda parte invece è dedicata a oggetti miei (la chitarra, il mio anello, le mie scarpe... etc.); la terza è una corona epica della quale sono parecchio contenta. Una corona epica funziona così: la prima città [Milan] inizia con il verso A e finisce con il verso B (decimo verso). [Madrid] inizia con il verso B e finisce con il verso C. [Sicily] inizia con C e finisce con D. E via dicendo, fino ad arrivare a [Norwich], che inizia con il verso F e finisce con il verso A, il primo di [Milan].

Anche del racconto sono soddisfatta, anche se mai e poi mai avrei pensato di scrivere una cosa così. In seconda persona, ambientato in Germania, con finale dolceamaro. Una cosa poco alla me, ma visto che sono qui per sperimentare e imparare, mi sono fidata dell'ispirazione di ieri. Speriamo che a Kate piaccia, non si sa mai che cosa le passa per la testa (a parte odiare il resto del mondo per il solo fatto che esiste, e sto citando parole sue).

Niente, adesso si tratta solo di raffinare tutto il materiale su cui ho lavorato. Tutte le cose che ho scritto in classe formano parte di un buon 5000 parole di spazzatura, dalla quale però posso ricavare qualcosa di buono. 

E poi, chissà, un Master in Creative Writing? 

Ahahah, già vedo gli occhi sgranati di papà che scuote la testa, rassegnato come Messi al 92' di Germania - Argentina alla finale del mondiale 2014.

PS: Che tenerezza Messi, mi veniva quasi di fargli una carezza.







giovedì 10 luglio 2014

Day 9

Oggi lezione sul punto di vista e sulla struttura. Avevamo tre racconti da leggere di compito, "Un colpo di fortuna" (Flannery O'Connor), "Come essere un espatriato" (Peter Ho Davies) e "Primo amore, ultimi riti" (Ian McEwan). Buona parte della lezione è volata sulla discussione dei punti di vista e dei narratori nei tre racconti - e nella mia/nostra crociata personale a sfavore di Ian McEwan. Spero con tutto il cuore che l'accesso all'Olimpo degli aspiranti scrittori non mi sia negato per via McEwan: non mi piace, non lo sopporto, detesto i temi di cui tratta, e NO, non credo che la letteratura si limiti all'eros e al thanatos. Solo perché è stato il primo "pupillo" forgiato alla UEA, non vuol dire che si debba venerarlo e accettare le sue scelte stilistiche (pretenziose e arroganti) e di contenuto (di pessimo gusto).

Gli esercizi di questa mattina riguardavano il narratore, abbiamo scritto tre volte la stessa scena da punti di vista narrativi differenti: prima persona onnisciente, terza persona semi-onnisciente, seconda persona.

Io non ero una fan della narrazione in seconda persona, e ho tuttora parecchi dubbi sull'efficacia di tale scelta stilistica in una lingua che non sia l'inglese. In inglese, funziona a meraviglia (vedi "How to be an expatriate" di Peter Ho Davies), in italiano sono ancora titubante. In ogni caso, è bene saper usare tutto e poi scegliere in base alle circostanze e alle esigenze della storia.

Di storia si è parlato molto, soprattutto nella lezione pomeridiana. Cos'è una storia? Quali sono le caratteristiche fondamentali della storia? Che differenza c'è tra storia e trama?

Qui si abusa parecchio della parola 'story', a volte per intendere 'plot'. Per evitare confusioni, io mi appello a due terminologie:

storia/trama
fabula/intreccio

Per le quali 'storia' è sinonimo di 'fabula', e 'trama' è sinonimo di 'intreccio'.

Cos'è una storia?
Una storia è la narrazione di un evento o di una serie di eventi accaduti secondo un preciso ordine cronologico. La narrazione di una storia risponde continuamente alla domanda "e poi?"

Cos'è una trama?
Una trama è la narrazione di una storia che avviene disponendo gli eventi in un ordine che esula dalla semplice successione cronologica, ma che interessa di più fattori come causa ed effetto. La narrazione di una trama risponde continuamente alle domande "come?", "perché?".

Che caratteristiche deve avere una storia?
Un inizio, uno sviluppo, una fine; non necessariamente in questo ordine.

Abbiamo fatto un esercizio tremendo, in cui ognuno di noi iniziava una storia e la passava al suo vicino, aggiungendo un paragrafo per volta e concludendo con un finale. Sono uscite delle cose assurde, se non altro abbiamo riflettuto su quello che Kate chiama un finale "logico, plausibile, organico". Ogni paragrafo, benché interpretato male o scritto ancora peggio, bene o male rappresentava la naturale conseguenza del paragrafo precedente e doveva portare a un finale decente. Più o meno ci siamo riusciti. (E io ho constatato che sono la persona con la grafia più leggibile del gruppo, ahimè.)

In ogni caso, non mi ci metto neanche a tradurre gli esercizi di oggi. Domani avremo l'ultima lezione teorica (mmmmmeeeeeeetaaaaaaafoooooreeeeeeee) e poi si dà il via ai nostri lavori. La consegna della prima bozza è per il 15 di luglio, mi sto già sparando. Dobbiamo scrivere un racconto di 1500-2000 parole e 8-12 poesie. Per le poesie qualche idea ce l'ho già, per il racconto sono ancora in alto mare.

E' che finora abbiamo fatto molta prosa 'contemporanea mainstream', e io sono più da racconti e romanzi 'di genere'. Romanzi per ragazzi, fantasy, racconti fantastici. Ho come il timore che la letteratura di genere sia ancora guardata con parecchio disgusto dai piani alti. Va be', mi toccherà diventare il prossimo Cortázar o Benni. No, Borges no. 

mercoledì 9 luglio 2014

Day 8

Forse imporsi di riportare tutto quello che faccio in classe sul blog non è stata una delle mie idee più brillanti, eh. Però dai, io ci provo, anche se in due tempi. Oggi sto scrivendo delle lezioni di ieri, perché ieri dopo lezione siamo andati in gita sui Broads (la rete di canali dove vivono i pijos del Norfolk, molto bello però). A seguito pubblicherò le foto.

La lezione di ieri era sulla costruzione dei personaggi e sulla stesura dei dialoghi. Pubblicherò solo due esercizi perché non ho molto tempo, stamattina si va in gita a Cambridge, per vedere Midsummer Night's Dream nei giardini del college.

Questo esercizio ci chiedeva di scrivere l'autobiografia di un personaggio scelto tra alcune foto. La mia era questa:


L'esercizio era guidato da alcune domande, alle quali dovevamo rispondere in forma di discorso. Ecco.

Mi chiamo Mark e lunedì ne faccio 27, che sfiga, perché lavoro. Lavoro in un negozio di videogiochi, e come lavoro mi fa abbastanza schifo, ma è un modo come un altro per arrivare alla fine del mese. Do anche lezioni di yoga il martedì e il giovedì sera, ma non posso farne un lavoro vero e proprio. Non ancora, almeno. Vorrei, eh, certo che se avessi più soldi aprire il mio centro spirituale, però ho dovuto decidere tra i miei sogni e l'amore della mia vita, mia figlia River. Vivo con lei e sua mamma, anche se non siamo sposati. Ricordo il giorno in cui portò River a casa dall'ospedale: non dimenticherò mai il suo profumo. Tutte le tensioni e preoccupazioni se ne vanno a quel paese quando la tengo in braccio e sento il suo profumo. Mi piace tenerla vicina quando suono la chitarra, cosa che non è mai successa, visto che sono gelosissimo della mia musica e della mia chitarra. Una volta non avrei permesso a nessuno di avvicinarsi mentre suonavo. Quella chitarra l'ho rubata a un tizio che era svenuto a una festa. Mi doveva 50 sterline, che aveva usato per comprarsi l'erba e non mi aveva più ridato. Quando mi chiese che fine avesse fatto la sua chitarra, gli risposi che non ne avevo idea e che avevo lasciato la festa in compagnia di una ragazza quindi sai cosa me ne importava della sua cazzo di chitarra. In parte era vero, quella ragazza era la mamma di River. Non funzionò tra noi due, ma decidemmo di riprovarci lo stesso per la bambina. Ora viviamo insieme da un anno e, a parte litigare per chi deve alzarsi la notte a farla riaddormentare, andiamo abbastanza d'accordo e ci pariamo le spalle a vicenda. Non rimpiango nulla, perché diventare papà è la cosa più grande che uno sfigato come me avrebbe mai potuto realizzare nella vita. La mia unica paura è che se mi succedesse qualcosa, questa famiglia non avrebbe molto su cui contare in termini finanziari. Per questo mi alzo ogni santo giorno e vado a quello schifo di lavoro. E quando torno a casa e River si appende alla mia gamba mollarmi per metà pomeriggio, allora capisco che non ho bisogno di niente di più. 

Esercizio del dialogo con sottotesto. Ogni volta che parliamo con una persona, abbiamo in testa un sottotesto che guida la conversazione, ne determina le sfumature e il tono. Per esempio, la stessa frase può cambiare in maniera decisiva a seconda della persona a cui mi sto rivolgendo o del rapporto che ho con tale persona, o di cose che stanno solo nella mia testa. Una banale conversazione sul tempo può diventare molto divertente se i protagonisti del dialogo sono due vicini che si odiano a morte.

Purtroppo a me è capitato un sottotesto (dovevamo scegliere dalla lavagna) abbastanza triste, ma parecchio rilevante con la storia di River, che credo di voler portare avanti per il progetto di fine corso. Il mio sottotesto è che uno dei due interlocutori è gravemente malato, l'argomento sono le vacanze. Come ulteriore esercizio, ci è stato imposto di non usare punteggiature per marcare il dialogo (virgolette, trattini...), probabilmente per vedere quanto siamo bravi a dare voci diverse ai nostri personaggi.

Papà!
Dimmi, gioia.
Nonna, ato.
Sì, la nonna sta mangiando il gelato. Lo vuoi anche tu? Vai a prendere il tuo cucchiaio col maialino.
Mark osserva River scomparire in cucina e riapparire con in braccio un libro.
E il cucchiaio dove l'hai lasciato? Cos'è quello? Ah, vuoi che ti legga una storia. 
River salta in braccio a suo papà. 
Va bene, va bene. "Coniglietto va in vacanza". Cos'è questo?
Etto.
Coniglietto, brava. E dove va?
River indica mamma coniglietta. 
No, amore, chi è quella?
Nonna.
Non è la nonna, è la mamma!
Mamma!
E dove vanno?
Mark sposta con dolcezza la mano di River sull'immagine di una spiaggia.
Cos'è questo?
Mare.
Bravissima. Coniglietto e la sua famiglia sono andati al mare. E chi andrà al mare il mese prossimo?
River è distratta dalle figure del libro. 
River, River, andrà al mare. Con la mamma, la nonna, e Joey. 
E papà!
River si arrampica sul collo di Mark.
Forse, River, forse anche papà. Lo sai che a papà il mare piace tantissimo? E cos'altro piace a papà?
Ato?
No, la pancia di River!
Dopo qualche secondo di solletico e risate, River guarda il papà.
Ato!
Sì, River. Va' a prendere il tuo cucchiaio col maialino.

Ok, per oggi è tutto. Qualche foto dell'escursione di ieri.
La barca sulla quale siamo saliti:




Il trio jazz che ha suonato per tutto il tempo. Ho chiacchierato un po' con il sassofonista, che ha 84 anni. Suona da quando ne aveva 16 e ha suonato per un sacco di anni per un circo, in Germania. Ora, gli incontri della vita.


Siccome gli stavo simpatica, e tra l'altro ero l'unica sottocoperta ad ascoltarli, mi hanno fatto vedere la lista degli standard che suonavano. Quel libretto avrà avuto trent'anni, ed era tutto pieno di titoli e tonalità. Nient'altro, solo il titolo e la tonalità. Che invidia. Allora ho chiesto Don't mean a Thing, I've got rhythm, Blue bird e Blue Moon. E' stato molto bello perché quando i ragazzi che erano sul ponte sono tornati dentro ci siamo messi tutti a ballare.


Andrea, io e Dani. Perché la faccia da cretina? Foto successiva.


John, simpatico australofilippino, stava intentando un fallimentare approccio alla ragazza che gli piace con una rosa gialla in bocca. Tanto di cappello, eh, per il tentativo, John.


Il paesaggio del Norfolk:


Ci si risente domani.

lunedì 7 luglio 2014

Giorni di festa e di "riposo"... muahahahah!!

Dopo la lezione di venerdì mattina, abbiamo fatto pausa dalle lezioni per il weekend (oggi compreso, che sarebbe study day).

Durante il weekend ne sono successe di ogni!

Intanto, si celebrava il Lord Mayor, che sarebbe il nuovo sindaco. E parate, fuochi d'artificio, eventi in tutta la città. Io sabato ero allegramente sfaccendata, quindi dopo una sessione di registrazione in mattinata, sono andata in città per dare un occhio in giro. Ho beccato due batteristi di strada che hanno fatto uno show spettacolare (https://www.youtube.com/watch?v=3dKiUEvxzVk) suonando un po' di tutto, dalle insegne alle panchine, ai secchi della spazzatura. Poi c'erano le giostre nei giardini del Chapelfield, almeno cinque o sei palchi in giro per la città con performers acustici, DJ, saggi di danza...

La città, adorna di improbabili gonfiabili (perché Re Tritone? Perchéé??)


 

La parata...



Dopo la parata, mi hanno raggiunto Neus e Alessandra, con le quali sono andata a mangiarmi una fetta di pizza nell'unico posto a Norwich che la fa decente. Poi abbiamo vagato un po' tra il Chapelfield e il Forum, dove avevano allestito un palco abbastanza grande sul quale si sono esibiti un coro gospel, un coro rock, una scuola di danza (tributo a Moulin Rouge) e un Drum DJ, che non avevo idea di cosa fosse. Incredibile, sto tizio con una specie di enorme batteria elettronica collegata a diversi sample e suoni, che ha fatto diverse versioni di canzoni dance abbastanza conosciute: https://www.youtube.com/watch?v=EWDxg4JfPBo

Incredibilmente divertente, un sacco di gente ha riempito la piazza del Forum e si è ballato fino all'ora dei... fuochi d'artificio!!!




Dopo i fuochi d'artificio, che sono finiti abbastanza presto, dieci e mezza fai, Andi, Daniel, Neus, Alessandra, Cole, Anna, Livvy, Krishen e io siamo andati a berci qualcosa al Rumsey Wells. Poi tutti, tranne Daniel, Andi e io, se la sono battuta perché erano stanchi... Ma noi tre impavidi ispanofoni (Daniel è di Madrid, anche lui alla scuola estiva ma di animazione digitale) siamo andati al Bar Tapas, dove si balla la salsa. E lì abbiamo passato una buona oretta a ballare, ed è stato davvero divertente. Andi e io in pista:



E arriviamo a ieri, giornata ancora più folle... e ho detto tutto.
Dopo sei ore di Lush, stancantissimo, tra l'altro, perché il tempo faceva schifo e tutta la gente in giro per il Lord Mayor è venuta a fare compere da noi, mi sono recata ai Lanes, una zona di Norwich molto vicina al centro, piena di negozi indipendenti. Innanzitutto, sono stata fortunatissima, perché dopo aver finito alla Lush ha smesso di piovere.

Dunque, ma perché dopo sei ore di lavoro me ne sono andata ai Lanes? Perché... mi avevano chiamato per suonare!!!

Ho fatto un set della madonna ieri, con pedale e tutto. Ecco la scaletta: 

- Hammer to Fall
- Beat it + Billie Jean 
- Toxicity + Empty Walls
- Colorado Bulldog
- Ja sei namorar
- Ring of Fire
- Umbrella + Singing in the Rain + Somewhere over the Rainbow
- I don't feel like dancing
- Medley rock anni 70/80

Posso dire con molta serenità che non ho fatto troppe cazzate, ecco. NONOSTANTE le sei ore di Lush prima del concerto e la mattanza della sera prima (ah, donne di una certa età). A un certo punto mi sono ritrovata leggermente sfasata col pedale, perché non riuscivo a sentirmi dalle casse. Per lo stesso motivo, ho preso qualche nota in giro a caso, ma nel complesso direi che ho rockeggiato abbastanza. Durante Toxicity, un supertossico si è preso benissimo (e ne ho le prove video, allegate qui sotto), mentre alla fine del concerto tre o quattro ragazzi sono venuti a complimentarsi per il repertorio. Non mi aspettavo che riconoscessero Empty Walls e Colorado Bulldog... e invece!!!

Sono molto contenta! Soprattutto di come è venuto il medley rock, che però ancora non svelo in caso farò qualche concerto in Italia.

Sono più che altro contenta dell'atmosfera, un sacco di miei amici sono venuti a sentirmi, c'erano Shabaaz, Neus, Alessandra, Cole, Anna, Livvy, Krishen, Dominic, Andi, Daniel, più due compagni della scuola estiva, Doris e John. E' anche venuta Claire, dello staff organizzativo della summer school, che spero di convincere a farmi suonare alla festa finale della scuola. 

Altro highlight della giornata, un tipo spagnolo che non conoscevo che mi chiede di uscire dopo il concerto, che tenero! Però volevo godermi la compagnia dei miei amici, son momenti rari quelli.

Ma penso che il momento che più mi ha cambiato la giornata e mi ha fatto dimenticare tutta la stanchezza è stato quando una bambina di due anni a me assolutamente sconosciuta è venuta ad abbracciarmi mentre ero seduta sul prato dopo il concerto. Mi ha fatto vedere i suoi pupazzi ed è rimasta in braccio a me per un sacco di tempo. Che tenera!! Poi la mamma si è presentata, ha presentato la bambina, River, è mi ha detto una cosa che mi ha spezzato il cuore. Praticamente River è rimasta particolarmente impressionata dal fatto che suonavo la chitarra, perché anche suo papà la suonava, ma è scomparso l'anno scorso. Purtroppo non ho una foto con lei, ma la si vede in tutti i video che ho fatto del concerto, gironzolando con un cardigan rosso. 

In tema di video...





Ci sono anche Hammer to Fall, Toxicity e Colorado Bulldog sul Tubo. Sharing is caring.






venerdì 4 luglio 2014

Day 4

Vorrei iniziare dicendo che Kate ha portato dei funghi in classe. 

Suspence, ai funghi torneremo dopo.

Il primo esercizio consisteva in rispondere molto rapidamente e istintivamente alle consegne di Kate. (Io sinceramente faccio un po' fatica a spegnere il babelfish che traduce inglese-italiano italiano-inglese nel cervello e quindi sono molto lenta.)

1) Pensate a un paesaggio. Concentratevi su un aspetto di questo paesaggio (una collina, un fiume...), descrivetelo in una frase.

Un fiume profondo e così scuro che l'acqua sembra Guinness, ma ne raccolgo un po' con le mani ed è limpida e pura.

2) Vicino a voi si trova un bosco. Com'è?

Non è fitto, ma offre riparo e frescura. Si intravedono delle radure.

3) Scorgete dell'acqua, in che forma? Com'è?

C'è una pozzanghera vicino a me, non è molto profonda.

4) Attraversatela.

Tolgo le scarpe e le tengo in mano mentre sguazzo allegramente nella pozzanghera.

5) Vedete qualcosa che luccica, cos'è?

Trovo una graffetta per terra. Mi domando che cosa ci faccia qui.

6) Alzate lo sguardo e vi accorgete di una casa che non avevate notato.

E' una capanna di legno molto sottile, sembra quasi compensato, con solo una entrata e una finestra.

7) Sbirciate dalla finestra. Cosa vedete? C'è qualcuno? Se sì, descrivetelo.

Le tende non lasciano intravedere molto, ma riesco a scorgere la sagoma di un uomo seduto su una qualche sedia o poltrona.

8) Decidete se entrare o no.

Non entro.

9) Date uno sguardo oltre la casa, cosa vedete?

Un pick-up arancione coperto da foglie e rami secchi.

Ora, non lo sapevamo (io l'avevo abbastanza intuito, in parte perché con Dario avevamo già fatto qualcosa di simile), ma in teoria questo era un esercizio "psicologico". 

L'aspetto del paesaggio e la descrizione del bosco corrispondono a dove ci troviamo in questo momento della nostra vita. 

L'acqua a come ci relazioniamo con le persone (mi sembra giusto, mi tolgo sempre le scarpe per sguazzare allegramente nella vita dei miei amici), l'oggetto luccicante alla nostra creatività (una graffetta? e io che mi domando cosa ci fa qui? interessante).

La casa e quello che c'è oltre corrispondono alla morte e alla nostra idea dell'aldilà. Intrigante, perché ho deciso di non entrare in casa. Disorientante, perché non ho idea di cosa ci faccia un pick-up arancione pieno di foglie secche nel mio cammino dopo la morte. Lo userò per girare il mio Sudamerica dell'afterlife? Uno non può mai sapere.

Il secondo esercizio mi ha divertito molto. Prima di tutto abbiamo raccolto tutto il vocabolario che conoscevamo intorno al concetto di "pianta". Cosa ha bisogno per vivere (acqua, luce, terreno, ma anche affetto, cure...) e di cosa è composta (stelo, petali, fiori, rami, germogli, spine... etc.). Poi abbiamo detto due parole a caso a testa, astratte o concrete. Sono uscite: ciglia, maccheroni, lussuria, formaggio, aeroplano, martello pneumatico, forza, e qualcun'altra che ora come ora non ricordo.

L'esercizio ci chiedeva di scrivere una lista di istruzioni per fare crescere una pianta di x (una delle parole a caso: una pianta di ciglia, una pianta di lussuria), seguendo dei parametri. Dovevamo citare i tipi di semi e i tipi di suolo richiesti, il clima, il tipo di fioritura e frutto, il tempo del raccolto e cosa succede se non si raccoglie il frutto a tempo debito.

Io mi sono divertita tantissimo, perché ho scelto di far crescere una pianta di forza, e ho giocato sul doppio significato di nuts in inglese - letteralmente, noce, figurativamente, cojones - e alla fine ho chiuso con un altro doppio senso con l'espressione to grow a pair, ovvero "farsene crescere un paio", nel senso di dimostrare di essere all'altezza di una situazione, "tirarli fuori".

Ora, vedo se riesco a tradurre metà letteralmente e metà con spirito di iniziativa, cercando di rendere giustizia al testo originale (e all'autrice, ah ah ah).

1) Prendete i vostri semi di sicurezza e piantateli nel terreno dell'insicurezza.
2) Innaffiate abbondantemente con autoconsapevolezza almeno quattro volte al dì.
3) Solo di tanto in tanto, lasciate la pianta sotto la luce delle rassicurazioni altrui, ma assicuratevi che la luce non sia diretta.
4) Questa pianta può e dovrebbe essere in grado di crescere con qualsiasi tempo e clima.
5) Presto spunteranno alcuni petali molto belli, ma cadranno al primo soffio di vento. Non disperate, i petali lasceranno spazio al frutto: due identiche noci.
6) Le noci della pianta della forza devono essere raccolte non appena compaiono, altrimenti si corre il rischio di farle marcire e morire, e potrebbe essere difficile far(se)ne crescere un altro paio.

Poi abbiamo cominciato con un po' di poesia vera e propria. Prima dei compiti finali, che porteranno un voto e un commento ufficiale come dei veri e propri essay (un racconto di 2000 parole e 6 poesie), dobbiamo consegnare 800 parole di monologo interiore ispirato a un quadro del Sainsbury Centre (il mio: http://tinyurl.com/kahqexr) e una poesia di almeno 14 versi, quindi stiamo raccogliendo materiale dal quale trarre ispirazione. 

Abbiamo prima letto delle cinquains, che in italiano non penso si chiamino cinquine (tombola!). La American cinquain è composta da 5 versi preferibilmente iambici (accento che cade sulla seconda sillaba: she bangs the drums and makes a dreadful noise), da 2, 4, 6, 8 e 2 sillabe. I versi non rimano.

Abbiamo fatto di nuovo quel gioco di scrivere un verso ciascuno e passarlo al vicino, però non mi ha fatto impazzire. La mia vicina era un po' svampita e si è persa il concetto del verso iambico, terminando i miei versi con un silent che, sì, ha due sillabe, ma con l'accento sulla prima mi ha ROTTO IL RITMO (http://tinyurl.com/mr824vk). Quindi siccome non mi ha fatto impazzire, non la pubblicherò. 

Dopo le cinquains, abbiamo lavorato sulle triolets. Da otto versi, schema metrico ABAAABAB, primo e secondo verso ripetuti rispettivamente nel quarto e nel settimo, e nell'ottavo. Iniziando a scrivere dall'ultimo verso, con la costrizione di usare almeno un'immagine uditiva o olfattiva, abbiamo poi steso gli altri. L'altra costrizione era di iniziare la poesia con "Because".

Because you're 17 for just one day,
the smell of barley in an Irish meadow
forgotten are the rainy days of May.
Because you're 17 for just one day,
I still dance to the notes of Galway Bay,
when sun has gone and all around is shadow.
Because you're 17 for just one day,
the smell of barley in an Irish meadow.

Perché siamo tutti fighi a scrivere roba in inglese, solo per questa volta offro la traduzione in endecasillabi (sciolti, per giove).

Perché si è giovani per così poco
l'odore d'orzo in un campo irlandese
dimenticati i giorni di tempesta.
Perché si è giovani per così poco
danzando accompagnati dai violini
se il sole ha già passato l'orizzonte.
Perché si è giovani per così poco
l'odore d'orzo in un campo irlandese.

E qui scattano gli applausi e il commento ostico del mio unico lettore che, seppur unico, riesce a trovare la falla nei miei endecasillabi (non mi stupirebbe, visto che ho letto i parametri su Wikipedia e non sono nemmeno sicura di averli capiti per bene!). 

In ogni caso, l'applauso per la sbatta, eh.

Ed eccoci ai funghi. Siccome la poesia che dovremo consegnare deve essere scritta dal punto di vista di un oggetto inanimato, Kate ci ha consegnato un fungo a testa e ci fatto passare i due minuti più bizzarri della giornata tastando, annusando e 'ascoltando' il fungo a occhi chiusi. Weird, superweird. Poi, due minuti per buttar giù delle impressioni o ricordi (e qui, il nullus più assoluto). Infine, dieci minuti di monologo interiore del fungo, che non mi azzardo a pubblicare, perché va bene tutto, ma il fungo latinoamericano che vive nel New Mexico, no.

Per terminare il post in bellezza: