mercoledì 9 luglio 2014

Day 8

Forse imporsi di riportare tutto quello che faccio in classe sul blog non è stata una delle mie idee più brillanti, eh. Però dai, io ci provo, anche se in due tempi. Oggi sto scrivendo delle lezioni di ieri, perché ieri dopo lezione siamo andati in gita sui Broads (la rete di canali dove vivono i pijos del Norfolk, molto bello però). A seguito pubblicherò le foto.

La lezione di ieri era sulla costruzione dei personaggi e sulla stesura dei dialoghi. Pubblicherò solo due esercizi perché non ho molto tempo, stamattina si va in gita a Cambridge, per vedere Midsummer Night's Dream nei giardini del college.

Questo esercizio ci chiedeva di scrivere l'autobiografia di un personaggio scelto tra alcune foto. La mia era questa:


L'esercizio era guidato da alcune domande, alle quali dovevamo rispondere in forma di discorso. Ecco.

Mi chiamo Mark e lunedì ne faccio 27, che sfiga, perché lavoro. Lavoro in un negozio di videogiochi, e come lavoro mi fa abbastanza schifo, ma è un modo come un altro per arrivare alla fine del mese. Do anche lezioni di yoga il martedì e il giovedì sera, ma non posso farne un lavoro vero e proprio. Non ancora, almeno. Vorrei, eh, certo che se avessi più soldi aprire il mio centro spirituale, però ho dovuto decidere tra i miei sogni e l'amore della mia vita, mia figlia River. Vivo con lei e sua mamma, anche se non siamo sposati. Ricordo il giorno in cui portò River a casa dall'ospedale: non dimenticherò mai il suo profumo. Tutte le tensioni e preoccupazioni se ne vanno a quel paese quando la tengo in braccio e sento il suo profumo. Mi piace tenerla vicina quando suono la chitarra, cosa che non è mai successa, visto che sono gelosissimo della mia musica e della mia chitarra. Una volta non avrei permesso a nessuno di avvicinarsi mentre suonavo. Quella chitarra l'ho rubata a un tizio che era svenuto a una festa. Mi doveva 50 sterline, che aveva usato per comprarsi l'erba e non mi aveva più ridato. Quando mi chiese che fine avesse fatto la sua chitarra, gli risposi che non ne avevo idea e che avevo lasciato la festa in compagnia di una ragazza quindi sai cosa me ne importava della sua cazzo di chitarra. In parte era vero, quella ragazza era la mamma di River. Non funzionò tra noi due, ma decidemmo di riprovarci lo stesso per la bambina. Ora viviamo insieme da un anno e, a parte litigare per chi deve alzarsi la notte a farla riaddormentare, andiamo abbastanza d'accordo e ci pariamo le spalle a vicenda. Non rimpiango nulla, perché diventare papà è la cosa più grande che uno sfigato come me avrebbe mai potuto realizzare nella vita. La mia unica paura è che se mi succedesse qualcosa, questa famiglia non avrebbe molto su cui contare in termini finanziari. Per questo mi alzo ogni santo giorno e vado a quello schifo di lavoro. E quando torno a casa e River si appende alla mia gamba mollarmi per metà pomeriggio, allora capisco che non ho bisogno di niente di più. 

Esercizio del dialogo con sottotesto. Ogni volta che parliamo con una persona, abbiamo in testa un sottotesto che guida la conversazione, ne determina le sfumature e il tono. Per esempio, la stessa frase può cambiare in maniera decisiva a seconda della persona a cui mi sto rivolgendo o del rapporto che ho con tale persona, o di cose che stanno solo nella mia testa. Una banale conversazione sul tempo può diventare molto divertente se i protagonisti del dialogo sono due vicini che si odiano a morte.

Purtroppo a me è capitato un sottotesto (dovevamo scegliere dalla lavagna) abbastanza triste, ma parecchio rilevante con la storia di River, che credo di voler portare avanti per il progetto di fine corso. Il mio sottotesto è che uno dei due interlocutori è gravemente malato, l'argomento sono le vacanze. Come ulteriore esercizio, ci è stato imposto di non usare punteggiature per marcare il dialogo (virgolette, trattini...), probabilmente per vedere quanto siamo bravi a dare voci diverse ai nostri personaggi.

Papà!
Dimmi, gioia.
Nonna, ato.
Sì, la nonna sta mangiando il gelato. Lo vuoi anche tu? Vai a prendere il tuo cucchiaio col maialino.
Mark osserva River scomparire in cucina e riapparire con in braccio un libro.
E il cucchiaio dove l'hai lasciato? Cos'è quello? Ah, vuoi che ti legga una storia. 
River salta in braccio a suo papà. 
Va bene, va bene. "Coniglietto va in vacanza". Cos'è questo?
Etto.
Coniglietto, brava. E dove va?
River indica mamma coniglietta. 
No, amore, chi è quella?
Nonna.
Non è la nonna, è la mamma!
Mamma!
E dove vanno?
Mark sposta con dolcezza la mano di River sull'immagine di una spiaggia.
Cos'è questo?
Mare.
Bravissima. Coniglietto e la sua famiglia sono andati al mare. E chi andrà al mare il mese prossimo?
River è distratta dalle figure del libro. 
River, River, andrà al mare. Con la mamma, la nonna, e Joey. 
E papà!
River si arrampica sul collo di Mark.
Forse, River, forse anche papà. Lo sai che a papà il mare piace tantissimo? E cos'altro piace a papà?
Ato?
No, la pancia di River!
Dopo qualche secondo di solletico e risate, River guarda il papà.
Ato!
Sì, River. Va' a prendere il tuo cucchiaio col maialino.

Ok, per oggi è tutto. Qualche foto dell'escursione di ieri.
La barca sulla quale siamo saliti:




Il trio jazz che ha suonato per tutto il tempo. Ho chiacchierato un po' con il sassofonista, che ha 84 anni. Suona da quando ne aveva 16 e ha suonato per un sacco di anni per un circo, in Germania. Ora, gli incontri della vita.


Siccome gli stavo simpatica, e tra l'altro ero l'unica sottocoperta ad ascoltarli, mi hanno fatto vedere la lista degli standard che suonavano. Quel libretto avrà avuto trent'anni, ed era tutto pieno di titoli e tonalità. Nient'altro, solo il titolo e la tonalità. Che invidia. Allora ho chiesto Don't mean a Thing, I've got rhythm, Blue bird e Blue Moon. E' stato molto bello perché quando i ragazzi che erano sul ponte sono tornati dentro ci siamo messi tutti a ballare.


Andrea, io e Dani. Perché la faccia da cretina? Foto successiva.


John, simpatico australofilippino, stava intentando un fallimentare approccio alla ragazza che gli piace con una rosa gialla in bocca. Tanto di cappello, eh, per il tentativo, John.


Il paesaggio del Norfolk:


Ci si risente domani.

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