domenica 13 luglio 2014

Day 10

Protagonista della ultima lezione 'tematica' del corso (d'ora in poi ci sono un sacco di ore di self study e un tutorial con l'insegnante) sono state le tecniche di straniamento.

Principalmente la metafora, abbiamo letto dei testi di Tom Robbins, che è un autore che non mi sento né di raccomandare né di sconsigliare. Posso dire con tutta sincerità di non aver mai letto delle metafore così strane in vita mia, eppure non mi va di elogiare una qualità letteraria che resta (tolte le metafore) abbastanza nella norma. Comunque, a fare metafore, Tom Robbins è un genio.

"Piovevano urla. Pioveva freddezza. Pioveva plasma. Pioveva disordine."

Difficile fare molto più di così. Comunque, ci abbiamo provato lo stesso. Abbiamo lavorato su cosa rende un testo strano, indimenticabile, e abbiamo cercato di cancellare dalla nostra mente le 'similitudini cliché'. 

Classiche collocazioni che fuoriescono naturalmente dalla penna ma che vanno evitate come la peste ('evitare come la peste', eccone una).

Freddo come il ghiaccio
Bianco come la neve
Vecchio come il tempo
Furbo come una volpe
Buono come il pane

(Falso come il peccato) la metto tra parentesi perché a me piace.

Dunque, stilata una lista di 'vecchio come...', 'furbo come...', etc. con i corrispettivi cliché nella lingua inglese (furbo come una volpe, e ok, ma duro come i chiodi? facile come una torta?) e li abbiamo sostituiti con metafore di nostra invenzione.

Ecco la mia lista. (Che doveva essere dedicata a una persona che non ci piace particolarmente)

Tu sei...
fredda come gli avanzi di Natale a Capodanno,
bianca come la punta di un brufolo che muori dalla voglia di schiacciare
dura come un tozzo di pane con troppo lievito
vecchia come MSN Messenger, e altrettanto fastidiosa
furba come le vecchiette che fingono di avere l'Alzheimer quando vengono beccate a taccheggiare
facile come una cheerleader che solo una cosa sa fare
ottusa come il cemento degli edifici della UEA (in originale 'thick as a brick')
silenziosa come un Blockbuster dal 2009
cieca come un vicolo nel quale si smercia eroina e si abbandonano i cadaveri.

Poi abbiamo lavorato sugli Esercizi di stile di Queneau, che ho già avuto il piacere di incontrare in precedenza durante il master. Queneau ha scritto 99 variazioni sullo stesso minianeddoto. Un aneddoto raccontato 99 volte, cambiando prospettiva, narratore, figure retoriche adoperate, allitterazioni... etc.

Abbiamo fatto lo stesso con una delle nostre voci dell'observation journal

Non la riporto perché mi servirà per il compito finale, che non potrei pubblicare sul blog per motivi di copyright.

Dunque, la consegna finale sarà un racconto di 1500 parole (cinque pagine) e un insieme di poesie per un totale di circa 100 versi (che, a meno che non scriva haiku, sono tantissimi).

Io ho lavorato ieri al racconto e tutta la settimana alle poesie. Delle poesie sono abbastanza soddisfatta, ho fatto una raccolta intitolata [encounters], divisa in tre parti - persone, oggetti, luoghi. Ogni parte contiene sei poesie, la prima parte è scritta in cinquains, la seconda in triplets, e la terza è una corona epica di sonetti (da dieci versi, in pentametro iambico). Le prime sei poesie sono dedicate a persone che ho trovato particolarmente interessanti, la seconda parte invece è dedicata a oggetti miei (la chitarra, il mio anello, le mie scarpe... etc.); la terza è una corona epica della quale sono parecchio contenta. Una corona epica funziona così: la prima città [Milan] inizia con il verso A e finisce con il verso B (decimo verso). [Madrid] inizia con il verso B e finisce con il verso C. [Sicily] inizia con C e finisce con D. E via dicendo, fino ad arrivare a [Norwich], che inizia con il verso F e finisce con il verso A, il primo di [Milan].

Anche del racconto sono soddisfatta, anche se mai e poi mai avrei pensato di scrivere una cosa così. In seconda persona, ambientato in Germania, con finale dolceamaro. Una cosa poco alla me, ma visto che sono qui per sperimentare e imparare, mi sono fidata dell'ispirazione di ieri. Speriamo che a Kate piaccia, non si sa mai che cosa le passa per la testa (a parte odiare il resto del mondo per il solo fatto che esiste, e sto citando parole sue).

Niente, adesso si tratta solo di raffinare tutto il materiale su cui ho lavorato. Tutte le cose che ho scritto in classe formano parte di un buon 5000 parole di spazzatura, dalla quale però posso ricavare qualcosa di buono. 

E poi, chissà, un Master in Creative Writing? 

Ahahah, già vedo gli occhi sgranati di papà che scuote la testa, rassegnato come Messi al 92' di Germania - Argentina alla finale del mondiale 2014.

PS: Che tenerezza Messi, mi veniva quasi di fargli una carezza.







Nessun commento:

Posta un commento