lunedì 20 gennaio 2014

Valutazione del primo saggio!!

E' arrivata la valutazione del primo saggio, sono molto soddisfatta!! (E menomale, perché è quello in cui ho dato di più... il prossimo sarà un disastro). Questo era il saggio di stylistics, ovvero la lunga filippica sulla traduzione delle metafore dantesche.

Dunque: il voto generale è 69/100 (non dovrei dirlo, ma per dare un'idea gli altri voti andavano dal 63 al 74).

Secondo la scheda di valutazione i voti tra 60 e 69 (mannaggia, per un punto!) hanno questo significato:

Le abilità dimostrate rispondono agli standard richiesti. Dimostra una buona comprensione del collegamento tra teoria e pratica e una buona conoscenza dell'argomento. Manca della 'sophistication' (finezza?) richiesta dal livello più alto.

Mentre il commento di Jean, che ha corretto l'elaborato, è il seguente:

Questo è un ottimo saggio che esamina il suo argomento in grande dettaglio, stabilisce chiaramente che cosa intende dimostrare, e segue l'argomento attraverso una serie di conclusioni convincenti. Tuttavia, si può ancora lavorare sulla tecnica, per far sì che il tuo lavoro venga sviluppato al massimo delle sue potenzialità.

Il problema principale è che tendi a fare affidamento alle parole degli altri. Non lasciare mai che gli altri parlino per te. Usa le loro parole per sostenere le tue. Loro sono d'accordo con te, non tu con loro. 

Poi c'è una lunga disquisizione sulle frasi che non vanno usate, tipo "alcuni studiosi affermano che...", e affini, che andrebbero evitate o supportate con maggiore precisione.

Oh, checcé non abbia raggiunto la fascia più interessante (70-80), per me è decisamente una vittoria. Soprattutto va a dimostrare quello che io dico da anni, ovvero che alla Università degli Studi di Milano ci insegnano a non pensare e questo è molto triste. Lo considero un buon punto di partenza, perché abbiamo capito che la strada dell'Accademia non fa per me, ma fino a qualche anno fa non ero nemmeno sicura di voler fare l'università e invece ora son qui. Wohoo! BOOM BABY.

Una foto di Cuzco per ravvivare il post:




venerdì 17 gennaio 2014

Venerdì 17

In questo preciso momento è mezzanotte meno venti di venerdì 17 gennaio 2014. Venerdì 17, me ne sono appena accorta.

Adesso si spiega tutto.

Se qualcosa poteva andare storto, oggi è andato storto. Iniziando dalle prime ore del mattino, perché per non si sa quale assurda ragione ieri notte la mia testa non ne voleva sapere di spegnersi per andare a letto come tutti i cristiani. Mi corico, leggo qualche pagina di Alice nel Paese delle Meraviglie (compito per settimana prossima) e spengo la luce. Aspetto. Inspiro contando 1 ed espiro contando 2, come mi ha insegnato Patrick Jane. Nulla. I minuti scorrono e io perdo la pazienza e faccio l'unica cosa che mi viene in mente alle tre del mattino.

Inizio una nuova serie tv, 30 Rock. Vi dirò, non mi fa affatto impazzire, è roba trita e ritrita. Cose che ho già visto in Ugly Betty, Perfetti ma non troppo... e Better off Ted. E va bene, guardiamoci qualche episodio, sperando che mi cali la palpebra. Dopo due episodi da venti minuti ero già stufa, ma di sonno neanche l'ombra. Mi costringo a ricoricarmi, sì va be', morale della favola, sono crollata disfatta alle otto e mezza del mattino.

Ovvero esattamente dieci minuti prima che le signore delle pulizie venissero a pulire i corridoi e le docce, cosa che va più che bene, se non fosse che sono entrambe parecchio sorde e che tengono la radio a un volume allucinante.

Nel dormiveglia, decido che sarà una giornata epocale. Che mi alzerò un paio di ore dopo per andarmi a fare una passeggiata e, se il tempo è bello e non fa freddissimo, mi preparerò e andrò a fare busking (suonare per strada) in centro.

Per una procrastinatrice seriale e inventrice delle più pittoresche scuse pur di non fare qualsiasi cosa, erano decisioni parecchio impegnative. Insomma, alla fine mi alzo bella decisa, non esattamente due ore dopo, come è ovvio. Preparo strumento e amplificazione-pedale-cavi-aste... E' tutto pronto. Visto che è solo mezzogiorno, decido che posso permettermi di fare un salto all'ufficio postale per vedere se sono arrivati i due pacchi di libri da casa Traina, inviati lo stesso giorno alla stessa ora. Uno è arrivato e l'altro no, già da qui si doveva intuire che qualcosa non girava nel verso giusto.

Tornando indietro, una folata di vento mi fa volare il berretto e io mi volto e corro per un centinaio di metri con libri e zaino per recuperarlo. Lo recupero, sorridendo come il protagonista beota di un cortometraggio d'avant-garde francese e torno a casa. Ahhhh, non ho scuse. C'è il sole, fa un freddo cane, sì, ma visto che sarà sempre peggio mi tocca andare a suonare. Mi dico che lo faccio per il mio bene. Mi dico che ho bisogno di tirare su qualcosina. A proposito, prima di uscire con chitarra e bagagli sarà meglio che guardi se mi è rimasto qualcosa nel portafogli.

Portafogli, portafogli, portafogliii... Che non ho idea di dove sia. Era con me all'ufficio postale, perché devi mostrare la campus card per ritirare pacchi e posta. Tornata a casa non c'era più. Telefona alla Security, descrivi il portafoglio per dieci minuti, aspettane altri venti mentre i tizi della sicurezza si passano il telefono di mano in mano per farmi le stesse domande. "Ma è da uomo o da donna?" "Da uomo" "Ma è suo o di qualcun altro" "E' mio" "E allora perché è da uomo?" Per citare Baricco, non sono il tipo di persona che può reggere quel tipo di conversazione per più di due battute.

Niente, non ce l'hanno loro. Allora corro all'ufficio postale, nessuno ha visto niente. Vado alla biblioteca, dove ho saputo che le persone di solito portano gli oggetti smarriti (anche se di norma non potrebbero). Non mi fanno entrare perché non ho una campus card, più che legittimo.

Mi siedo sugli scalini della biblioteca in esasperazione più che in disperazione, perché quel maledetto portafogli era vuoto, vuotissimo. Però c'erano dentro - insieme a duecento carte fedeltà - l'abbonamento annuale dell'autobus, la campus card, il bancomat (che qui in UK per non si sa quale assurdo motivo non mi chiede il PIN) e la carta d'identità.

Torno a casa, sapendo che salterà fuori. Ribalto la stanza, magari mi è scivolato una volta dentro. Niente, e sono talmente nervosa che l'unica cosa che ho voglia di fare è una passeggiata in riva al lago. Guardo fuori dalla finestra e non ci credo. Sono le quattro e qualcosa ed è già buio pesto. La splendida giornata che ci era stata concessa con cotanta grazia è passata senza neanche che me ne accorgessi. Con la chitarra e la strumentazione lì di fianco alla porta, a mo' di presa per il culo.

Non so cosa fare, quindi comincio a fare le cose che faccio quando non so cosa fare. Prima controllo l'email. Cazzeggio su Youtube. Leggo le testate di repubblica.it, elpais.es e perfino bbc.co.uk. Tocco il fondo quando controllo l'email dell'università, alla quale non ricevo quasi niente. E con mia enorme sorpresa, cosa scopro? Che tale xyz mi ha mandato un'email per dirmi che ha trovato il mio portafoglio ed è disponibile a riportarmelo in biblioteca. Dopo averlo ringraziato in duecento lingue, guardo l'orario dell'email e mi viene un colpo. Me l'aveva inviata neanche dieci minuti dopo che ero tornata dall'ufficio postale. Avevo perso la giornata per niente, in pratica.

Vado a riprendermi il maledetto portafogli vuoto, ringrazio xyz e, visto che ho fame, vado al supermarket del campus, che alle cinque del pomeriggio è desolato e sinistro come un cimitero dell'entroterra siciliano alla seconda settimana di settembre. Non c'è nulla. Sto provando con tutte le mie forze a cercare di riattivare il mio metabolismo che è in stato di coma dalla terza media mangiando più frutta e verdure. Questa, infatti era la settimana 'verde'. E fino a ieri, ero anche stata abbastanza bravina. Reparto frutta, sono rimaste solo le prugne del nord africa, a quasi quattro sterline al chilo. Reparto verdura, mi vien da ridere quasi, rimangono solo cipolle e zenzero. Guardo meglio, ci sarà qualcosa, un'insalata già pronta, una macedonia, un cetriolo orfano... Nulla. Poi però mi accorgo che nella stessa cassa delle cipolle, ci sono anche le patate rosse. In mancanza d'altro, e per non cadere nella tentazione del cibo spazzatura (di cui peraltro è il minimarket è pieno da fare schifo, brutti cavedani morti di fame che non siete altro), aggrappo le patate rosse e decido che mi farò un purè.

Ora, io non avevo mai assaggiato una patata rossa in vita mia fino alla cena della Lush, quando insieme all'hamburger venivano servite le patatine rosse fritte. Una prelibatezza. Così vado fiduciosa, pelo e taglio (con non poca difficoltà, perché hanno la consistenza del granito quelle *#&%$§) e metto a lessare. Neanche a dirlo, dopo più di un'ora (in una cucina dove già dopo dieci minuti mi viene da sboccare) sono ancora lì a testare la consistenza con la forchetta. Mi rompo, e decido di togliere dal fuoco pronte o no che siano. Le metto nel latte e le schiaccio con la forchetta, perché lo schiacciapatate fa così 1980. Gira, schiaccia, gira, aggiungi latte, gira, aggiungi sale, ho preparato il mio primo purè di patate rosse. Bello liscio, una meraviglia.

Mi metto al tavolo della cucina, e mi accingo ad assaggiare. Non so perché, ma c'è qualcosa che non va. Non mi sembra più così accattivante. Mi ricorda... Qualcosa, ma non so cosa. Lo assaggio. Le mie connessioni neurologiche, che durante la maggior parte del tempo fanno finta di essere in vacanza in Australia, ogni tanto si risvegliano. E riportano a galla cose poco spiacevoli.

Ora, chi mi conosce sa che non amo le verdure. Chi mi conosce bene, sa che non amo particolarmente quelle cotte. Chi mi conosce perfettamente, sa che il motivo per cui non amo certi tipi di verdure cotte è perché a quanto pare non ne sopporto la consistenza, più che il sapore (vedi: cipolle, peperoni, carote e zucchine). C'è di più, se per alcuni casi è semplicemente schifiltoseria, dietro alle carote c'è il triste ricordo della suor Assunta che me le fece mangiare a forza, con il risultato di un bel quadro dalle tinte arancioni sul pavimento della mensa dell'asilo. Ora, il fatto che io non abbia mai menzionato questo fatto è che l'avevo completamente rimosso. Fino a ieri, quando per fortuna sono riuscita a dipingere il mio capolavoro dopo aver già raggiunto il bagno.

Quel maledetto purè di patate rosse sapeva di carote bollite.

Dopo un tè al limone e una lunga lista di ingiurie lanciate al mondo intero (il mondo intero ringrazia), mi sono fatta un pediluvio e sono tornata al pc. Ho controllato l'email. Ho letto le testate dei giornali online di mezza Europa. Ho cazzeggiato su Youtube, su 9GAG, su Stumbleupon e chi più ne ha più ne metta.

Ma la mail dell'università, quella no. Quella non la apro. Non dimentichiamoci che per qualche minuto, è ancora venerdì 17.

mercoledì 8 gennaio 2014

Inizio di un nuovo anno!

Cari followers (oggi penso positivo!)
sono tornata al campus dopo mille ore di viaggio (non è vero, dai, 12 ore e qualcosina) di ritorno dall'Italia!

Queste vacanze italiane sono state all'insegna dello studio (ho consegnato appena in tempo il secondo saggio su Harry Potter), del cibo e del cazzeggio in felice, felicissima compagnia.

Non mi dilungherò su come ho passato Natale e Capodanno perché non è lo scopo di questo blog, ma mi soffermerò sulle novità decisamente interessanti.

Non ci credevo ma... è arrivata!!!
Finalmente è stata pubblicata la raccolta del Premio Primavera della Poesia 2012, mamma mia che parto!
La si trova a questo link:
http://poesia.lavitafelice.it/scheda-libro/autori-vari/la-primavera-di-alda-9788877995773-157812.html

Per chi non avesse avuto il piacere di sapere da me di cosa si tratta (cioè tutti, perché faccio un po' pena a farmi pubblicità), questa antologia raccoglie le tre opere vincitrici del concorso di cui sopra, della sezione "Alda Merini", ideata e finanziata da Francesca Parvizyar.

Le mie poesie sono state estratte da una raccolta (ne hanno prese una trentina su quarantasei) chiamata "Tre Concerti". Questa raccolta è divisa, appunto, in tre concerti, "Canone" - dedicato alle voci della città, "Notturno" e "Fuga".

Non c'è molto altro da aggiungere sul tema (oggi si va di metafore musicali), resta solo da mettere nel carrello :) Scherzi a parte, riguardo questa raccolta pensavo di organizzare un bell'evento in primavera per pubblicizzarla un po'. Mi farò arrivare un certo qual numero di copie e le proporrò dove me le faranno proporre!

Nel frattempo, stay tuned, che si prospettano parecchie novità. (Forse. O è quello che dico per convincermi a tenere vivo questo mortorio di blog? Chissà.)