mercoledì 22 settembre 2021

Residenza UNESCO City of Literature: il primo giorno

A dicembre del 2019 facevo domanda per quella che sembrava una residenza spaziale organizzata dal Comune di Milano all’interno del programma Cities of Literature. Un libraio, un bibliotecario e un professionista del campo editoriale sarebbero stati selezionati all’interno della rete delle città delle letterature e ospitati a Milano per scambiarsi idee, esperienze, progetti.

Da un anno ricoprivo la mia posizione del cuore, quella di community librarian per il sistema bibliotecario del Norfolk, ed ero appena ritornata dal Grande Viaggio in Nuova Zelanda quando sull’email del lavoro mi arrivò conferma che ero stata selezionata come librarian-in-residence e rappresentante della città di Norwich. (Seguì urletto di soddisfazione alla mia unimpressed collega di scrivania.)

Il tutto doveva avvenire nel marzo 2020, ma come sappiamo nulla avvenne nel marzo 2020, né a settembre 2020 (quando il programma fu rimandato per la prima volta) o a marzo 2021. Un anno e mezzo dopo, ce l’abbiamo fatta, la squadra di Milano ha messo in piedi un’incredibile (e, fino all’ultimo momento, segretissima) full-immersion nelle realtà che contribuiscono a fare di Milano una City of Literature.


I miei compagni di viaggio sono Clara Jubete, libraia catalana e responsabile di una rete di librerie indipendenti, e Sebastian Nowak, ex responsabile delle comunicazioni per la casa editrice polacca Wydawnictwo Literackie (attualmente in anno sabatico, come la sottoscritta, del resto).

Ci ha accolto Laura Teruzzi, una delle responsabili del progetto City of Literature all’interno di Milano Biblioteche, e Stefano Parise (quello Stefano Parise). La residenza è iniziata, infatti, alla Biblioteca Sormani di Milano, con un tour principalmente volto a illuminare la storia dell’edificio (anche se sarebbe stato molto più interessante concentrarsi sulle collezioni e il sistema bibliotecario, io e i miei pregiudizi da topa).

Insieme all’esperto (ma solo degli argomenti che gli piacciono) Matteo, ex guida, ci siamo infilati in un archivio di cemento e metallo e abbiamo confrontato i marmi delle scale per gli ospiti importanti con quelli delle scale di servizio; abbiamo visto con la coda dell’occhio la collezione di Stendhal e in quella di Montale; e ci siamo fatti molte domande sul metodo di catalogazione dei documenti, alle quali non riceveremo mai risposta. (Basterebbe chiedere a Laura, ma non saremmo tre millennial se non ironizzassimo 24/7.)




Nel pomeriggio, invece, Laura ci ha portato a conoscere un altro luogo in cui mi vergogno di non aver messo mai piede in tutti quegli anni in cui mi vantavo di conoscere Milano: Kasa dei Libri. Kasa con la K perché la collezione ospitata all’interno di tre appartamenti uno sopra l’altro di un condominio random nel quartiere Isola appartiene ad Andrea Kerbaker (con due k, appunto). Di lui, che non siamo riusciti a conoscere di persona, ci siamo fatti la nostra impressione come di un intellettuale eccentrico dalle buone intenzioni che mette a disposizione di tutti libri che altrimenti si troverebbero dietro le vetrine dei collezionisti o negli archivi di cemento della Sormani. (Speriamo di aver azzeccato il personaggio, ma lasciamo il giudizio personale a chi lo conosce davvero.)

In nessun altro luogo credo che sia possibile toccare con le proprie dita (unte) la prima edizione di Les Miserables e L’Homme qui rit di Victor Hugo; o altre edizioni preziose, persino autografate, di volumi pubblicati dal 1500 in avanti. Ogni tanto, qualcuno dei volumi sparisce, ma la guida di Kasa dei Libri ci tiene a raccontare che se capita Kerbaker di solito commenta che chiunque abbia rubato un determinato volume di certo ne ha bisogno più di lui.




Clara e io non potevamo ignorare la lacuna più grave sugli scaffali di Kerbaker, che di libri ne ha così tanti che alcuni li ha messi pure in bagno (appesi con la copertina rivolta verso il muro… per discrezione): pochi, pochissimi, i volumi per bambini e ragazzi. Niente, certe cose faticano a morire... come il patriarcato, i pagamenti minimi col POS, e i pregiudizi sulla letteratura per ragazzi.

Ma domani dove finiremo?

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