domenica 1 novembre 2015

NaNoWriMo #1 THE GAME IS ON

E così quest'anno è diventato l'anno. Me lo diceva anche Cole, un mio writing-buddy ed ex compagno di MALT alla UEA, che quest'anno il mio romanzo sarebbe uscito alla luce del sole, inaspettato come le ragnatele coperte di brina.

Ma io non ci credevo, e dicevo che non ce l'avrei fatta. E invece quando sono tornata dalla Sicilia avevo con me 50.000 parole di un romanzo.

Che ho buttato dalla finestra.

(Non letteralmente.)

Ho semplicemente deciso di ricominciare tutto da capo e farlo insieme a una comunità di decine di migliaia di persone che hanno deciso di accettare la sfida del...


La sfida? 50.000 parole in 30 giorni. Il che vuol dire esattamente 1667 parole al giorno (due pagine e mezzo, TNR 12, interlinea 1,15). Una follia? 

Sì. Assolutamente sì.

Per tirare fuori quelle due pagine e mezzo ci vogliono circa tre ore al giorno (per la sottoscritta. Di sicuro i consumatori di caffè hanno molte più probabilità di tirare fuori molta più roba in molto meno tempo.)

Eppure ne vale la pena. Alla fine del mese, se tutto va bene avremo qualche chilo in meno e 50.000 parole nel sacco, che faranno schifo, ma saranno un ottimo inizio.

E anche qualche amico scrittore in più, che fa solo bene. Stando al gruppo di Facebook, siamo in mille solo a Norwich e dintorni!

Sabato 31 è stato lanciato l'evento che ha dato inizio alla sfida, in una sala della biblioteca centrale di Norwich. Mi aspettavo una specie di festicciola tra supernerd troppo impegnati a calcarsi gli occhiali sul naso e a guardare per terra per fare conoscenza e invece è stato una mega full immersion nell'universo del nostro romanzo.

In quattro ore, ci siamo occupati di trama e personaggi, condividendo con gli altri partecipanti (una ventina) tutto quello che volevamo condividere.

Ci riuniremo con il gruppo ogni mercoledì sera in biblioteca e ogni giovedì sera al Café Waterstones (dentro alla libreria Waterstones) per fare esercizi di scrittura e per pompare il nostro conteggio di parole sul sito del NaNoWriMo, che ci ricompensa con simpatici adesivi per ogni piccolo o grande risultato che otteniamo (che sia aggiornare il conteggio di parole per due giorni di fila, o arrivare a 5000 parole il terzo giorno).

Oggi, il primo giorno del NaNoWriMo, non poteva andare meglio. Si prospettava un inizio terribile quando ieri sera mi sono resa conto che sarei andata a letto tardi e mi sarei addormentata tardissimo (compleanno della mia coinquilina/padrona di casa, botto di gente, un sacco di casino). Tanti partecipanti al NaNoWriMo hanno iniziato allo scoccare della mezzanotte, ma io ero intrappolata a fare presenza insieme agli altri invitati del party. Per carità, ci stava, ma io oggi lavoravo.

Quindi verso l'una e mezza mi congedo e vado a letto, constatando che c'è mezzo muro che separa la mia stanza da un soggiorno pieno di gente ubriaca che non accenna ad abbassare né la voce né la musica.

A mali estremi, dopo aver confezionato dei tappi di fortuna con della carta igienica, ed essermi fasciata le orecchie con una sciarpa, un berretto e un altro foulard, sono miracolosamente riuscita a prendere sonno dopo aver puntato la sveglia alle 8.

Mi sveglio alle 9, che non è un dramma perché inizio a lavorare alle 11, ma volevo fare due ore di scrittura e me ne rimane solo una. Ma il bello del NaNoWriMo è che ti insegna a fare quello che ogni vero scrittore deve fare per andare avanti: non cedere alla tentazione di rimandare la scrittura alle "circostanze favorevoli". Le circostanze favorevoli non esistono. Esiste la vita, i suoi imprevisti, il lavoro e le faccende di casa che si mettono nel mezzo. (Senza contare: crisi relazionali, malattie, giornate no...)

Così ho preso il computer e ho tirato giù le prime 847 parole di Titolo A Sorpresa prima di un turno di sei ore alla Lush.

Finito il turno in negozio (giornata di grandi ricompense, una buffa vecchietta divertita dalle mie burlonerie mi ha stampato un bacio sulla guancia, e un bambino è venuto a ringraziarmi personalmente per averlo fatto sedere su uno sgabello mentre i suoi genitori compravano roba), mi sono concessa un Sunday Lunch da Frank's Bar, sicuramente il primo posto che mi verrebbe in mente se dovessi pensare a un write-in a Norwich: un po' hipster, con sedie e tavoli recuperati da chissà dove, candele dappertutto, lampade improbabili.

E i migliori bagel domenicali della città.

Così, con il mio fido bagel nel pancino e un cameriere carinissimo, sono riuscita a buttar giù altre 892 parole - 72 parole più del target giornaliero.

Ma non è ancora finita qui. Ci sono ancora un paio d'ore prima di andare a letto. 



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