mercoledì 6 novembre 2013

Di ritorno dalle italiche sponde

Com'è ovvio, mi sono sentita chiedere duemila volte "ma come mai hai deciso di tornare in Italia così presto"?

Ecco a voi un compendio delle risposte migliori e peggiori (e più veritiere e più metaforiche) che ho fatto circolare. Ovviamente ogni leggenda si basa su un fondo di verità... bisogna vedere solo... in che percentuale...

Ma Ele, come mai hai deciso di tornare in Italia così presto?

"Avevo bisogno di materiali per i saggi di fine semestre e per la tesi." (E fin qui...)
"Stavo cominciando ad ascoltare un po' troppe canzoni degli 883."
"Dovevo farmi stirare tutti i pantaloni dalla mamma. E lavare l'uniforme. E smacchiare un paio di pantaloni che erano color pesca."
"Ho perso una taglia. Non la trovo più. Son tornata per prenderne un'altra."
"Ho sentito l'urgenza di farmi fare delle analisi del sangue, così per sicurezza."
"Mi è venuta una voglia pazzesca di ossa dei morti."  (Gugolare prima di speculare!)
"Volevo fare dei regali superfighi ai miei colleghi di lavoro e di università, così ho pensato di fare un giro al Carrefour di Limbiate."
"Dovevo assicurarmi di persona che mio fratello non avesse trasformato la mia camera in uno studio di registrazione."
"La Mariuccia sentiva la mia mancanza."
"Alla Mescita di Carate facevano la serata risotti. Era un'offerta che non potevo rifiutare."
"Mia mamma mi ha detto per telefono che ha lavato i miei peluche. Volevo accertarmi che il suo lavare non fosse effettivamente un edulcorato sbarazzarsi di." (Seriamente, qualcuno regali un libro a mia mamma. O la porti un po' a spasso, tipo a qualche sagra o al cinema. O le chieda di farmi un coordinato natalizio sciarpa-berretto-guanti-babbucce. Ma non la lasci in casa da sola la domenica pomeriggio quando non ha l'oratorio.)
"Cercavo una scusa valida per comprarmi una giacca di tweed e un farfallino e per conciarmi da Dr Who."

E la più gettonata...

"Non sono mai stata iscritta alla East Anglia University, in realtà tutto 'sto tempo l'ho passato in Inghilterra a cazzeggiare finché non sono finiti i soldi. E tutte le foto su questo blog le ho prese da Google immagini."

Seriamente, è stato un weekend vertiginoso, ma ne è valsa la pena. Anche se quasi 30 ore di quei giorni lì sono state passate in viaggio, tra autobus, aerei, aeroporti, controlli passaporti, treni, e la macchina di Thomas.

Alla fine sono riuscita a vedere solo la metà delle persone che mi ero proposta di vedere, ma i miei incontri hanno dato i loro frutti. Il Borsa era più che agonizzante, eppure è stato volentieri (?) a fare due chiacchiere sul saggio dantesco (per tipo cinque minuti, perché ero stufa io di sentir parlare di Dante!) e su altre amenità... per citarne un paio, l'innegabile spirito metal di Severus Piton e la lacuna più imperdonabile del mio percorso formativo (Guerre Stellari).

Il Franchi è rimasto estasiato dai miei progetti e si è lanciato in un bellissimo e utilissimo commento dei primi dieci capitoli del mio futurissimo romanzo, che gli avevo consegnato quasi un anno fa. Poi ho fatto l'errore di nominare Salvate il soldato Ryan, e l'ho perso. Era troppo preso dalle sequenze cinematografiche dei proiettili che bucano la superficie del mare. Nel frattempo si è imbucato nella conversazione anche il Merendi, che non è che morissi dalla voglia di rivedere. Ha tirato fuori un paio delle sue battute assolutamente immorali ma io e il Franchi eravamo su un altro livello per dargli corda.

Nava l'ho praticamente inseguito all'uscita di Mercalli e scortato in Sant'Alessandro, che piacere che mi ha fatto rivederlo! Anche lui deve aver trovato la nostra passeggiata abbastanza piacevole, a ogni riferimento concernente qualsiasi aspetto del vivere in Inghilterra gli brillavano gli occhi. Mi domando che cosa ci faccia ancora in Statale, è davvero sprecato. Chiunque è sprecato là.

Ivan, non sono riuscita a beccarlo (che sfiga, tra l'altro) perché il mio diretto per Milano era stato soppresso e il nostro appuntamento era davvero infilato a forza tra i mille suoi. Ho dovuto disdire all'ultimo e mi è dispiaciuto da morire.

Un altro che non sono riuscita a beccare è stato Zambonini perché non si è presentato a ricevimento (alle 13.30 di martedì, tre ore prima del mio volo da Orio). Son rimasta ad attenderlo con i biscotti e tutto, ma alle due e un quarto sono veramente fuggita in Centrale per prendere l'autobus. Io comunque gli ho lasciato un biglietto e il sacchettino con i biscotti in sala lettori, dopo aver pregato con mille raccomandazioni le due tizie (bidelle non si può dire perché non è corretto, personale ATA non è adatto all'ambiente universitario... ditemi voi) perché il tutto arrivasse al destinatario. Detto tra noi, non è che mi fidi più di tanto. Non da due persone che sul posto di lavoro straparlano, urlano al telefono, e commentano nel dettaglio (nel. dettaglio.) il loro ultimo pap-test. Ma almeno il prof è stato avvertito da una mia email e se venissi a sapere che quei biscotti sono magicamente spariti qualcuno dovrà vedersela con l'ira della sottoscritta.

I miei amicicci! Be' i miei amicicci sono stati fantastici. Chi poteva, si è liberato dei suoi impegni all'ultimo momento per passare più tempo possibile con la sottoscritta. E se anche una serata all'insegna del cazzeggio alla fine si è rivelata un maschi contro femmine (dove i maschi giocavano a McPixel sul cellulare e le femmine si facevano le trecce ai capelli scambiandosi britannici pettegolezzi), mi sono goduta tutti i momenti strappati insieme: dalla faccia della Gio quando si è vista arrivare me al posto di Thomas sotto casa, alla faccia di Janji quando è successa la stessa cosa all'Heigun, al "Porca cacca!" di Eli quando le ho fatto la comparsata a casa Traf appena prima che partisse per la Toscana. Ho trovato il tempo perfino per andare a vedere Cattivissimo Me 2 con la gang di Bergamo, e ne è valsa la pena. Smutander.

Ho rivisto volentierissimo le mie compagne di università (ho anche cercato di sorprendere sul posto di lavoro la Saretta, ma l'amara verità è che non ho trovato il posto e ho girato a zonzo per mezzora in una incasinatissima Seregno), che mi hanno aggiornato su quanto è successo/sta succedendo in università.

Corsi che iniziano a metà semestre, contratti che non vengono rinnovati. Professori ai quali il contratto non è stato rinnovato che comprano un biglietto di sola andata per la loro nazione di provenienza senza dire nulla ai loro tesisti, rimasti senza relatore. Professori che si fanno chiamare per nome, ma cambiano l'accento. (Facciamocene una ragione, se il tuo nome è tronco, è tronco. Non è che se fa parte di nome composto, sdrucciolo, allora se lo dividi diventa piano perché l'hai deciso tu.) Ordinaria amministrazione della Statale.

La mia famiglia! Be', alla Tanina è venuto un coccolone. Per i primi trenta secondi, quando stavo ancora scendendo dalla macchina di Tommy, credo che mi abbia preso per Eleonora. Ne sono praticamente certa. Solo quando sono rientrata nel suo raggio visivo accettabile (tra gli 80 cm e il metro e mezzo, né più né meno) allora si è pietrificata. Visto che il resto della famiglia non ha badato ad alzarsi dal tavolo (perché non ha capito cosa stava succedendo, non perché la raclette era troppo buona), ho fatto il mio ingresso in sala dove il resto dalla gang, con tanto di cognata, stava consumando la suddetta specialità. Baci, abbracci, i soliti controlli cicciometrici di Marco, e sono finalmente

a casa.

La raclette era strabuona. Così come la pizza di Tommy e le polpette al sugo, la carne impanata e le lasagne che la mamma mi ha fatto i giorni seguenti.

Per non parlare dei risotti! Ah, la prenotazione alla serata risotti della Mescita (a Carate Brianza, andateci!) è stato il mio tocco di classe, particolarmente gradito dal mio fratellone (che alla fine ha offerto pure il dolce). A proposito della Mescita, il 17 novembre fanno la serata gnocco fritto e il 24 la serata valtellinese. Chi può, vada. (Ah, come duole l'invidia!)

Sì, insomma, nell'insieme sono stati quattro giorni meritevoli. Non che le note negative siano mancate, anzi, proprio il mio arrivo è stato marcato da una bella multa (corsie riservate agli autobus? non per me!) e da qualche altra notizia un po' spiacevole, ma ritornare a casa è stata una bella boccata d'aria fresca. (Calda, volevo dire calda. Perché qui in Inghilterra già si crepa di freddo.)

Un consiglio a tutti coloro a cui voglio bene (gli altri saltino pure questa parte):
NON viaggiate MAI con un paio di scarpe nuove.
Né con un presunto bagaglio a mano pieno di libri che non siete in grado di sollevare.
Né con un paio di jeans che vi vanno troppo grandi.

A meno che non vogliate ritrovarvi alle due di notte a rispondere all'imbarazzante domanda "Perché hai del sangue sulle calze?" mentre con una mano vi reggete i pantaloni e con l'altra trascinate a fatica la valigia e gli stivali che avete saggiamente deciso di togliere per compiere il tragitto dalla fermata dell'autobus alla residenza universitaria.

1 commento:

  1. Io sono stata molto contenta di beccarti all'Urlo!
    Eppoi senza quell'uscita non sarei mai venuta a conoscenza dello scrittore con tendenze al genocidio di massa (come si chiama poi?! Boh!) xD
    Quando vorrò farmi una cultura su personaggi che mozzano la testa ad altri personaggi, so cosa comprare ;) ahahahahha

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