mercoledì 5 febbraio 2020

Queenstown: la strada blu per Glenorchy

Ok, ammetto che scrivere un post mentre in televisione danno Ferris Bueller's Day Off è un'impresa, ma la tele è più per tenermi sveglia perché oggi è stata una di quelle giornate inaspettatamente movimentate che domani per buttarmi giù dal letto alle sei di mattina ci vorrà un willpower che neanche i fachiri sui tappeti di chiodi.

L'arrivo a Queenstown di ieri è stato traumatico, e per traumatico intendo "umido", e per umido intendo "fradicio". Una tratta di autobus da quattro ore, lasciando una Dunedin piovosa per trovare una Queenstown nel mezzo del diluvio. La mia valigia non si sa come è riuscita a prendere tutta l'acqua possibile dal bagagliaio del pullman, e la serata la passo a stendere il contenuto nella camera del B&B, guardando la pioggia fuori dalla finestra.

Si può immaginare l'umore ballerino di ieri sera, quando ancora non avevo niente di programmato per la giornata di oggi. Tenendomi in contatto con Martina e Christina, per fortuna, rimedio una gita insieme nella cittadina di Glenorchy, lungo il fantasmagorico lago Wakatipu, che stamattina ha questo aspetto:



Come per effetto di una fiala condivisa di Felix Felicis, Martina, Christina e io condividiamo la stessa meraviglia sperimentando un cambio di umore inaspettato. Ce ne andiamo in giro come bambine, esclamando "It's so beautiful!" (#itssobeautiful, #betterthanyesterday), e con il punto esclamativo, non alla maniera degli inglesi, che al massimo mettono dei puntini di sospensione e pure di malavoglia.



La strada che da Queenstown porta a Glenorchy è una delle strade più belle che abbia mai visto. Chilometri di lungolago blu, montagne, nuvole, alberi. Altro? L'idea è quella di fare una delle tante camminate che da Glenorchy si spostano sulle montagne, per osservare la vallata dall'alto. Scopriamo che tante strade sono chiuse per allagamento, per cui lasciamo la macchina e aggiungiamo un'ora e mezza di cammino alla camminata (già di due ore e mezza) che avevamo programmato.

Purtroppo (o per fortuna, la storia ci insegna) non andiamo lontano. Dopo tre quarti d'ora lungo il Dart River, a osservare quei fenomeni che ci fanno rafting (a breve qualche parola sul concetto di adrenalina di Queenstown), ci imbattiamo in una strada interrotta dal fiume, grandi ruspe che cercano di rimetterla insieme, e nessuna maniera per procedere fino al sentiero che volevamo percorrere.


Si torna indietro, ma indietro indietro, perché la tipa del centro informazioni di Glenorchy ci informa, ben appunto, che tutte le strade sono allagate, e there's only one way, ed è quella che ci porta indietro. Tutto sommato io posso dirmi soddisfatta e, alla luce del repentino cambiamento climatico, ringrazio il cielo di non aver dovuto affrontare una camminata di cinque ore e mezza indossando il triplo dei vestiti richiesti dalla giornata di oggi.




Parliamone, se il meteo mi dà una previsione di 13 gradi di massima, è difficile indovinare che invece ce ne saranno 26, con il sole della Nuova Zelanda che, abbiamo imparato, ci vuole uccidere tutti a colpi di raggi UV. Quando torniamo a Queenstown, ce la prendiamo con comodo e compensiamo le scottature con un gelato in riva al lago e i programmi per la serata, quando io e le ragazze purtroppo dobbiamo separarci.


Sull'adrenalina: a Queenstown ci vengono i pazzi. Quelli che vogliono buttarsi da strapiombi, legati a un elastico o attaccati a un aquilone/sacchetto di tela. Di attività folli ce ne sono per tutti i colori, ma sinceramente non trovo tanto il senso di voler ricercare queste sensazioni quando la Otago, e le cime intorno a Queenstown in particolare, offrono tutto quello di cui l'animo umano abbia bisogno. Casomai, nella tranquillità del lago Wakatipu, i megajet, gli elicotteri, i deltaplani, i go-kart impazziti (e la lista continua!) vengono a inquietarmi l'animo commosso. Ma questa è la mia opinione personale. Se Queenstown sull'adrenalina ci ha costruito un intero business, un motivo ci sarà.

Io però quei pazzi li invidio da morire, perché il loro coraggio verrà ripagato, mentre io me ne starò seduta in riva al lago, a osservarli da lontano. Tranne oggi, però, quando mi sono avvicinata un po' e ho sentito le loro grida di gioia dalla cima di Bob's Peak, scarpinando per una mezzoretta e buttando l'occhio anche su Ben Lomond, e su tutta la valle sottostante.




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