domenica 21 settembre 2014

21/09/2014

Ieri mi sono alzata con calma, e tra una cosa e l'altra (principalmente cercare di capire in che modo velocizzare il passaggio tra un volo e l'altro per il mio ritorno, sono un po' in ansia) sono uscita di casa verso l'una. 

La giornata era bellissima, e nonostante mi sia spaccata i tibiali anteriori, le passeggiate per la città hanno lasciato dei bei ricordi. Sono partita dal Palacio del Congreso, dove già qualche famiglia si riuniva per un picnic preprimaverile. Mi ha fatto sorridere vedere quanto terroni siano gli argentini. Picnic con roba da mangiare per un esercito, per un mese... 

Ecco il Palacio: 


Poi sono scesa già per la Avenida 9 de Julio, che non dista molto da dove ho l'appartamento io, in Chile 1225. Ero già passata per la avenida il giorno prima, ma non avevo visto il Teatro Colón:


Percorsa tutta la 9 de Julio, sono arrivata all'inizio di una fila di persone lunga più di un chilometro. Ho chiesto a un signore in coda che cosa stavano aspettando: l'Ambasciata Francese era eccezionalmente aperta alle visite e tutta quella gente era in fila per entrare. Mi chiedo cosa ci tengano dentro l'Ambasciata Francese perché tutta quella gente fosse disposta ad aspettare così tanto. Il motivo per cui era aperta mi fu chiaro poco dopo: ironia della sorte, sono capitata a Buenos Aires durante la settimana della cultura francese. Bancarelle di cibo e gruppi musicali attorniavano l'ambasciata, al che io ho deciso di defilarmi, un po' per fuggire la folla, un po' per fuggire il pericoloso livello di francesità, notoriamente poco tollerata dal mio organismo.

Sono arrivata fino alla zona di Recoleta, casa dei vari musei più importanti. Sono entrata al Palais de Glace, dove erano in corso una mostra di quadri di Gorriarena, un pittore che usava il colore come arma primaria per contrastare la dittatura:


E la mostra a fumetti dei racconti di Cortázar, con tanto di biografia a fumetti:


Dopo la mostra, mi sono fatta un giro per le Ramblas, esattamente di fronte al Palais de Glace, che ospitavano i mercatini festivi:


 

Dopodiché mi sono incamminata verso casa, a un'oretta e mezza di distanza più o meno. Mi sono fermata in un caffè sulla 9 de Julio per cenare con una milanesa e, dopo un bagno di pochi e sofferti minuti, mi sono trascinata a letto.

Oggi mi sono alzata più presto, ma sono rimasta a letto a scrivere un racconto cortazariano che mi è venuto in mente ieri, ma che non ho terminato. Verso mezzogiorno sono uscita di casa e ho preso la Subte (la metro) per andare a Palermo. O meglio, Palermo Soho. Mi fanno spaccare dal ridere i nomi dei quartieri di Buenos Aires. Solo l'area di Palermo (che è grande quanto una città) si divide in Palermo Soho, Palermo Hollywood, Chalermo, Palermo Chico, Palermo Viejo... c'è da spanciarsi.

Palermo è carina, ha un'atmosfera più residenziale e assomiglia di meno alla Palermo siciliana di Buenos Aires centro (edifici magnifici, ma spazzatura e macchine dappertutto). Con la metro sono arrivata a Plaza Italia, sormontata dal buon Giuseppe Garibaldi a cavallo:


Sono risalita fino a Plaza Cortázar, dove mi aspettavo almeno un busto commemorativo al quale rendere omaggio, e invece... niente. Carina, però, soprattutto per le opere degli artisti locali esposte e vendute - un po' Montmartre, se vogliamo. Julio avrebbe apprezzato, lui che amava tanto Parigi.


Ho fatto marcia indietro e ho riattraversato Plaza Italia per andare a vedere i Giardini Botanici e lo zoo. Ora, io non sono un'amante degli zoo in linea di principio. Abbastanza ingenuamente mi piacerebbe che gli animali se ne stessero ognuno nel proprio habitat naturale, senza che nessuno vada a romper loro le scatole. Di conseguenza, non mi sono neanche presa la briga di andare a visitare lo zoo, ma passare di fianco ci sono passata. E ho beccato dei fenicotteri:


Per attraversare il parco e ritornare verso le Ramblas di Recoleta mi ci saranno volute due ore. C'era così tanta gente che mi sembrava di stare all'Idroscalo o a Parco Sempione a ferragosto, e non era che l'equinozio di primavera! Immagino a Natale, in piena estate, cosa ci sarà qui!

Famiglie a fiotti, giovani a iosa, vecchietti un po' meno, ma sempre tanti. Venditori di qualsiasi cosa, rose, birra, palloni da calcio con le sembianze di maxi palle da tennis (perché??), tatuaggi provvisori, braccialetti... Con la debita calma, mi sono fatta tutto il parco, mi sono mangiata un pebete a dieci pesos (una specie di panino con dentro una specie di salame e una specie di formaggio... non so bene cos'ho mangiato, in realtà!) e sono arrivata al Museo de Bellas Artes, di fronte alle Ramblas, verso le cinque e mezza.

Non ho resistito ad andare a vedere un'altra delle mostre dedicate a Julio, questa ancora più bella. In teoria era in programma per un altro giorno in settimana, ma visto che ero già lì... Tanti scatti giovanili, tante citazioni sui muri. Perfino una Rayuela (campana) di fotografie proiettata sul parquet. Ancora non riesco a credere a quanto io sia stata fortunata a beccare il centenario senza saperlo.







Dopo la mostra mi sono andata a fare di nuovo un giretto per le Ramblas, dove un gruppo di ragazzi che suonavano musica argentino-gypsy-punk hanno intrattenuto l'intera collina:



Questi ragazzi suoneranno in una festa clandestina venerdì sera, e chi voleva poteva andare a dare il proprio nome per entrare gratis. Io l'ho lasciato perché non si sa mai, anche se per venerdì sera avevo programmi un po' più letterari (ma mi sa che mi lascerò tentare dal gypsy punk).

Ritornando a casa ho fatto qualche foto alla Casa Rosada, alla Cattedrale Metropolitana, al Cabildo, e all'Obelisco by night.





Ah, avevo detto che sarei andata al porto oggi. In realtà non l'ho trovato. O meglio, ho intuito come ci si arriva, ma non ci voglio andare da sola. La darsena è costeggiata da un cantiere dopo l'altro, e davvero l'impressione che mi ha dato non è delle più rosee. Intanto, domani vado in uni (ha! che strano fa dirlo!), poi si vedrà!

Hasta siempre.





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