martedì 30 settembre 2014

SECONDO TEMPO

Ma la giornata di venerdì 26/09 non terminò con il brillante spettacolo dei latinbiiitols al planetario, no, no, c'è di più.

Un evento del festival letterario aveva attirato la mia attenzione. Se fai un Master in traduzione alla UEA e ti ritrovi come tutor la dottoressa Cecilia Rossi, dopo un anno non puoi non sapere chi fu la fu (cu fu? ahahah) Alejandra Pizarnik. Perché si dà il caso che Ceci abbia portato come tesi di dottorato la traduzione dallo spagnolo all'inglese dell'opera omnia di Pizarnik, quindi, insomma, sapevo chi era.

A parte quello, e che morì suicida, non so molto altro. 

Nel programma del festival non c'era scritto molto, l'evento si intitolava semplicemente come il primo verso di una sua poesia, "Un barco trayéndome".

Da Julio di Casagrande (che stava dietro all'organizzazione dell'evento), ero venuta a sapere che si sarebbe svolta una seduta spirita con un vero medium per mettersi in contatto con lo spirito di Pizarnik.

E così, alle 00.45, nel locale La Oreja Negra, nel quartiere Palermo, Elena Traina ha partecipato alla sua prima seduta spiritica.

Eravamo in sessanta, più i tre di Casagrande e il medium. Questi sedevano in circolo in mezzo alla sala, con una corda sul pavimento che formava un cerchio chiuso.

Noi "non direttamente partecipanti" sedevamo all'esterno del minicircolo, in cerchio pure noi. Dopo una ventina di minuti di meditazione guidata, che a me sono sembrati infiniti, i Casagrande hanno iniziato a fare domande e il medium a rispondere per Pizarnik. 

Le cose che hanno chiesto erano abbastanza interessanti, e Pizarnik (e chi per lei) ha confermato di essere lieta di partecipare alla sessione. Ciononostante, siamo riusciti a farla alterare con la domanda "ti ricordi cos'hai pensato prima di morire", lei si è incazzata e ha risposto "quando muori tu ti faccio la stessa domanda e se riesci a rispondermi festeggiamo insieme".

Spiriti incazzosi.



O sea, alla fine sono riuscita a rimanere invischiata (non nel senso cattivo) in una seduta spiritica, ma pensa te. 

Anche sabato 28/09/2014 è stata una giornata mica male. Avevo sentito parlare qualche giorno prima del quartiere La Boca, quartiere di immigrati italiani che venivano a fare i pescatori. Di particolare ha che le case di questo barrio sono coloratissime: venivano infatti verniciate con la stessa vernice (presumibilmente quella che avanzava) con la quale si ricoprivano gli scafi delle barche.




La Boca è anche casa della società calcistica, e luogo simbolico per gli amanti e i fan di Maradona. Come quartiere è molto vivace, pieno zeppo di turisti (anche perché di sabato c’è la fiera), ma la gente del luogo tende a metterti in guardia: non aspettare che tramonti il sole – dopo diventa davvero pericoloso. 



Dopo un breve pranzo sono andata all’ultimo evento letterario al quale potevo partecipare: il carnevale boliviano. Bolivia è stata l’invitata speciale di quest’anno al FILBA, e al carnevale boliviano hanno partecipato autori e gruppi folkloristici.
Tanta musica, balli, letture, e dibattiti politici.



Dopo il carnevale, avevo prenotato uno spettacolo di tango al Café Tortoni, una meraviglia di caffè antico in Avenida de Mayo, turistico ovviamente, ma davvero di ottimo gusto (e questo attacco di borghesia acustica? Jesus). Anche lì, visto che il biglietto l’avevo comprato un paio di giorni prima, ero in prima fila. 




Uno spettacolo bellissimo. E non solo di ballo, anzi. Tra una coreografia e l’altra, un bravissimo cantante di una certa età, che mi ricordava molto Claudio Villa, intratteneva il pubblico con le canzoni più famose, tango e milonga. Della band, non c’è che dire, eccezionali.



Alla fine dello spettacolo ero stata invitata (ma le mie giornate non finiscono mai??) da un amico artigiano, Germán, a bere il mate in un centro ricreativo occupato da artigiani da tutto il Sudamerica. Mi ero fermata a chiacchierare con lui quando gli avevo comprato un anello di alpaca (la lega metallica, non l’animale!) dopo che mi aveva spiegato l’origine inca della trama e mi aveva offerto il mate. 


Così io e Germán, che è indio e che mi ha raccontato tantissime cose, siamo andati a mangiarci una pizza all’una di notte, nel quartiere più bohemio della città, San Telmo, nella mia ultima sera a Buenos Aires. 

*sipario*

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