mercoledì 24 settembre 2014

Il senso dell'umorismo dei poeti

[Disclaimer: las fotos de las intervenciones poéticas del colectivo Casagrande pertenecen al sitio web www.loscasagrande.org]

Questa mattina ho assistito alla conferenza "Estallar la palabra" che apriva il FILBA (il festival della letteratura) tenuta dal Colectivo Casagrande, un gruppo di "intervento poetico" che ricorda molto la Art Kitchen (e Ivan, oh Ivan) dei Navigli. La conferenza si teneva al Museo del libro y de la lengua:



Il colectivo Casagrande, cileno, è un gruppo di quattro poeti e compagni di band (nonché ingegneri) che si formò negli anni Novanta all'università di Santiago del Cile. Si inizia con una band (Los Muebles, losmuebles.cl) che suona alle feste dell'università, si finisce bombardando poesie sulle città di Santiago, Dubrovnik, Berlino, Varsavia, Londra, Guernica. 

Quattro ragazzi, ora uomini, intraprendenti, sensibili e determinati, con un brillante senso dell'umorismo. I progetti di 'quelli di Casagrande' sono tantissimi. La loro storia inizia con una rivista universitaria, di tiratura limitata. Al numero 7, la rivista cambia il formato, viene stampata a forma di LP e raccoglie numerose fotografie accompagnate da testi poetici di artisti rigorosamente giovani e cileni.

Nel 2001, le pagine del #8 della rivista occupano lo spazio di cartelloni pubblicitari di 3 metri per 2 sparsi per le fermate della metro di Santiago. Nello stesso anno il collettivo bombarda il Palacio de la Moneda con centomila segnalibri che riportano versi poetici. 

Lo stesso poi accade nelle città già citate, città che almeno una volta nella storia sono state bombardate dall'alto.



Gli interventi poetici si moltiplicano, diventano sempre più simbolici, come il progetto "Chile al Cosmo", l'invito a scrivere "lettere alle stelle", ai bambini delle scuole primarie, culminato in una mostra con tutte le lettere e i messaggi da bambini e non;

oppure l'iniziativa di festeggiare nei modi più disparati i compleanni di autori deceduti: accendendo 1300 candeline per compleanno di Li Po o organizzando una seduta spiritica con Pablo Neruda, scatenando il dibattito della stampa su a chi appartenessero i diritti di quanto dichiarato dalla medium (parlando di senso dell'umorismo);

per non parlare dell'installazione di un enorme Pinochet gonfiabile (nome in codice "Progetto King Kong" per essere approvato dal governo di destra) per il 40esimo anniversario del golpe:



Insomma, il collettivo Casagrande mi ha stupito, mi ha fatto sorridere e mi ha ricordato di quel lontano febbraio 2009, dove allo spazio Oberdan di Milano conobbi di persona Ivan, alla sua mostra, il quale mi mostrò che in una parete intera era riportato il testo di una email che gli avevo scritto qualche tempo prima. E che quindi in un modo o nell'altro, che si suoni insieme in una band universitaria, che si vinca lo stesso concorso, o che ci si conosca e ci si scriva per email, la poesia si fa insieme

Dopo la conferenza, che mi ha entusiasmato davvero tanto, ne ho approfittato per vedere la mostra Rayuela: una muestra para armar (Rayuela: una mostra da comporre) dedicata al libro di Cortázar - che non ho ancora terminato, nonostante vada avanti parecchio ogni giorno, è davvero intenso. La mostra era composta da installazioni disposte a caso per tutto il museo della lingua. All'ingresso viene data una brochure con l'ordine consigliato delle opere, che ricorda ovviamente l'ordine di lettura dei capitoli "non fondamentali" inclusi da Cortázar alla fine del libro: 


Le installazioni erano meravigliose. Dal libro alla realtà, dagli oggetti della vita comune alle pagine e viceversa.





C'era perfino Lucia, la Maga, seduta fuori dalla finestra...



Dal museo del libro e della lingua sono passata alla Biblioteca Nacional (il cui architetto doveva essere compagno di canne con lo studio che progettò la Torre Velasca di Milano):


Di fronte alla quale è stata appena eretta la statua al caro vecchio Julio:



Mi sono fermata sul prato dinanzi la biblioteca a scrivere, e mi sono appisolata sullo zaino per una pacifica oretta sotto il sole, poi sono tornata al Museo de Bellas Artes per rivedere la mostra su Julio Cortázar il quale, ricordiamo, è fatto così:




Un giretto per il barrio di Palermo per cenare (con la scaloppina di vitello e il miglior purè di patate della mia vita) e poi a casa, dalla quale scrivo questo post da due ore perché continuo a distrami.

Foto del giorno, sulla destra l'enorme complesso universitario della facoltà di diritto (altro che lettere e filosofia!):



Un'ultima nota sul colectivo Casagrande, anzi, sulla band Los Muebles (che sono sempre loro), questi ragazzi hanno scritto e registrato solo un album, Vol. IV



Il caso vuole che una delle canzoni di quest'album, Elena, inizi così:

Santiago es el final o el comienzo de un viaje...

Ah, ma questo viaggio non smette di lasciare segni.

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