martedì 30 settembre 2014

Rosario amore mio

Arriviamo a domenica 29/09. Il giorno designato per lasciare Baires e spostarmi a Rosario per qualche giorno. In mattinata passo per fare un giro nell’Avenida de Mayo, dove si stava – che casualità – svolgendo una festa cilena enorme. Bancarelle di cibo a non finire, e uno spettacolo di balli tradizionali.

Torno a casuccia, e mi faccio una siesta perché alla fine la notte passata non avevo dormito quasi niente, e alle 5 passano a prendermi i miei parenti di Rosario che si sono sparati quattro ore di macchina solo per venire a prendere la hermosa me.
Parenti che non ho mai visto in vita mia. 

Si presentano María, 69 anni sulla carta, 18 nella vita reale. Come tutte le Rizzolo (anche se María è di seconda generazione, quindi nipote della nonna Angela), il Signore l’ha fatta bassa e pericolosa;

e Fernando, 35, un enorme ex giocatore di rugby che potrebbe sollevarmi con un dito dei piedi.

Durante il viaggio di tre ore e mezza vengo a sapere tutto della vita di María, di Fernando e Fernanda (moglie di Fernando), di María Inés (figlia di María, sorella di Fer) e non solo, ma di tutti i parenti di Rosario, e anche di quelli che proprio parenti non mi vengono.

Arrivati a Rosario, tempo di una doccia veloce, e mi portano al ristorante che dà sul fiume, uno spettacolo, dove mi fanno mangiare carne a non finire. (E non è che mi possa lamentare!)


Dopo il ristorante, mi fanno addirittura fare Rosario by night in macchina, parlandomi della storia di tutte le strade (TUT-TE) e di tutti i monumenti e musei (TUT-TI) della città. E Rosario non è piccola, sono più di un milione di abitanti…

Ora, la vergogna qui si fa sentire, perché non credo proprio che sarei in grado di fare la stessa cosa per nessuna delle città alle quali sono vicina, né Seveso, né Milano, né Alessandria della Rocca. Sono allucinata da quanto senso civico e dello Stato abbiano gli argentini.

Non è un caso che a Rosario, la città in cui è stata disegnata e presentata per la prima volta la bandiera argentina, un intero monumento sia stato dedicato all’evento:





Alla fine sono andata a letto, tra una cosa e l’altra, alle ore mille. 

Il giorno dopo, lunedì 29/09, per prima cosa siamo andati alla stazione degli autobus a prendere un biglietto per Córdoba, dove partirò per Mendoza e successivamente per Santiago in un tour de force di 26 ore praticamente filate su strada. 

Ecco la stazione: 



Dopodiché un lungo giro in centro, di nuovo al monumento:



...e a vedere il fiume, il Paraná, che a Buenos Aires diventa Rio de la Plata, che sembra contaminato, ma in realtà è di quel colore perché il fondo è terroso, fangoso (un po' come il Rio delle Amazzoni, immagino):


Poi un salto in chiesa perché non sia mai che si venga a sapere che la zia María non porta le nipoti in chiesa:



Passa a salutare la zia María, il caro buon Nicolás (foto più avanti), un tesoro di cugino di 31 anni col quale siamo diventati amicissimi in tempo zero. Di nuovo il fato ha colpito ancora e alla grande: dai commenti acidi della zia María, scopro che Nicolás non la va a trovare da più di un anno, SICCHÉ...

Passano poi a prendere un caffè e poi a fermarsi per cena dei nipoti della zia, Pablo e Agustín, con la loro mamma Ana:


Pablo (23) è un po' strano, è fissato con la lingua cinese e si sta laureando in contabilità - combinazione esplosiva, direi - ma è un pezzo di pane: oggi (si veda martedì 30/09) mi ha portato di sua iniziativa a vedere la facoltà di lettere dell'Univerità di Rosario); Agustín (21) invece è ingegnere alimentare e anche lui mi è sembrato un bravo ragazzo, anche se non abbiamo avuto modo di parlare granché.


Mentre Pablo e Agustín non mi vengono parenti, Gisela (a sinistra) sì: con lei, la piccolissima Agustina, e suo marito Mirko.

Oggi (martedì 30/09) la zia si è impuntata per portarmi alla Florida (Flo-rì-da, il balneario dove la gente va a prendere il mate o a fare il bagno in estate) per fare una foto col mate e la spiaggia del fiume. La foto non si sa come è sparita, e le due ore totali di autobus non è che siano valse la pena. Di pomeriggio invece Pablo mi ha accompagnato in giro per vedere l'università e per comprare degli alfajores per tutta la famiglia, insomma, per ringraziarli.

La sera abbiamo fatto l'asado - ovvero la grigliata tipica - con Fernando e Fernanda, Nicolás, Pablo, Gisela, Mirko e i due bimbi (Agustina e Luca, che nella foto precedente giaceva beatamente addormentato dietro di noi sul divano).

Qui sbuca anche il buon Nicolás, che avrei voluto infilare nella valigia per portarlo a fare un tour d'Italia in autostop:




Fernando e Fernanda sono stati così imbarazzantemente carini da regalarmi perfino due cd, uno di Bajo Fondo (un gruppo di tango fusion) e uno di Soda Estéreo, band rivale dei Redonditos de Ricota, dei quali sono entrambi fanatici. E Gisela invece mi ha regalato un portafogli (rosa perla, ma suvvia, è il pensiero!). María invece una scatola di cioccolatini, un mate (recipiente tipico dal quale si beve il mate) e due bombillas (cannucce per bere il mate).

Una serata magnifica, sono davvero contenta di aver conosciuto i famosi "parenti dell'Argentina", di aver visitato Rosario (che, a essere sinceri, non è affatto male), e di aver aperto anche la possibilità del dottorato qui in Argentina, che offre almeno la possibilità di istruzione semigratuita (gratuita per gli autoctoni, a tassazione simbolica per gli stranieri).

Le prossima novità arriveranno da Santiago, non posso credere di essere arrivata a più di un terzo di questo viaggio. Una cosa è certa, dovessi perdere il volo Alitalia per tornare indietro... 


non è che morirei di dispiacere...

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